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Max Ascoli e Ferrara
Conclusioni
fondo, politico ed umano, dell’atto di donazione di Max Ascoli.
Considerata spesso, ancora oggi negli ambiti accademici, come storia mi-
nore, la prospettiva locale ha la peculiarità non solo di far acquisire con-
sapevolezza di ciò che ci circonda e che ci sta più vicino, ma proprio
nella sua possibilità di cogliere l’interazione tra una dimensione persona-
le ed umana ed un contesto di convivenza civile e sociale, evidenzia
aspetti motivazionali, pregnanti di significato e di portanza esistenziale.
Questa particolare chiave di lettura ha pure innescato la riflessione tra
una modalità di espressione poetica, nei termini lirici di Giorgio Bassani,
coevo ad Ascoli, con la maniera di argomentare, propria del discorso
storico. Mentre il modo poetico esprime intuitivamente ed emozional-
mente una situazione esistenziale, l’indagine storica procede analitica-
mente, evidenziando nella globalità dei dati le varianti di progresso e di
innovazione.
Le due diverse maniere di procedere, anche se con esiti similari, hanno
differenti andamenti, che si integrano e completano vicendevolmente.
Infatti la sensibilità e l’emozione, cardini del discorso poetico, acquisi-
scono, con i dati storici, uno spessore proprio nel tempo e nello spazio,
che toglie loro quell’indeterminatezza, che finirebbe per renderli vaghi
ed effimeri. D’altra parte l’acquisizione di una visione poetica, per una
molteplicità di dati storici, che approfondiscono e rendono ragione di
una processualità nel campo dell’agire, evidenzia quell’ultimo e recondi-
to senso, che è percepibile solo intuitivamente con una esperienza emo-
tiva.
Abbiamo perciò cercato di individuare nella figura di Max Ascoli quelle
istanze originarie ed originali della sua personalità di uomo, ebreo, stu-
dioso, politico e filantropo. Ne è scaturito un quadro complesso, multi-
forme anche talvolta problematico, che se rifugge dagli schemi ordinati e
consequenziali di tipo accademico, è certamente molto simile all’anda-
mento della vita reale, che nella quotidianità del suo farsi e del suo dive-
nire molto spesso sembra procedere a salti, o comunque in maniera non
omogenea.
Certamente non presumiamo di avere esaurito le istanze più intime del-
l’agire ascoliano, ma certamente, questa particolare e inusuale lettura
dell’apparente “semplicità” della realtà apre e induce ad un approfondi-
mento non settoriale, o soltanto specialistico.
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