Piccolo cimitero levantino. Fotografia di Sandra Dvoranova. © MEIS
Il cimitero ebraico situato tra via Arianuova e via Pavone è un cimitero di famiglia di notevole rilevanza storico-culturale poiché rappresenta una delle poche tracce lasciate dagli ebrei sefarditi a Ferrara.
Dopo l’arrivo a Ferrara di ventuno famiglie di ebrei spagnoli a seguito dell’editto di espulsione dalla penisola iberica nel 1492, negli anni Trenta del Cinquecento giungono anche numerosi marrani lusitani che fondano l’Università degli Ebrei Portoghesi. Questa è una comunità di cristiani nuovi i quali, con il beneplacito degli Estensi, possono riprendere a praticare il culto ebraico negato dall’Inquisizione nel loro Paese d’origine. Inoltre, hanno diritto a un terreno dove seppellire i propri defunti. Un documento del 1570 conservato nell’Archivio di Stato di Ferrara riporta la vendita all’Università degli Ebrei Portoghesi di un terreno per questo scopo tra le attuali via Arianuova e via Pavone. Ampliato nel 1739, nel corso dell’Ottocento questo cimitero viene progressivamente ridotto anche a causa delle lamentele dei cittadini che ne denunciavano la troppa vicinanza alle abitazioni, a cui preesisteva. Ad oggi, restano solo quattro mazevòt (steli funerarie) di cittadini ferraresi di religione ebraica deceduti nel corso del XIX secolo: Aaron Shemaria Saralvo, Yosef Refael Yuda Chayyim (Vita) Sarlavo e sua moglie Cremisina, Nechama (Consola) Cavalieri, Yosef Saralvo. L’accesso attuale al sito non corrisponde a quello originale dove è situata ora un’autofficina, ma è un’aggiunta degli anni Ottanta. Al momento il cimitero è chiuso al pubblico.