Scheda: Luogo - Tipo: Verde pubblico

Il territorio di Ferrara

Macero NE19, coordinate 44°49'24.69"N, 11°44'32.85"E. Fotografia di Carla Corazza ©

Il territorio di Ferrara è frutto dell’azione dei fiumi, delle variazioni climatiche e dell’opera dell’Uomo.

 

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  • Ferrara | bonifica | territorio | Fiume Po | Ferrara città Verde

Introduzione

Il comune di Ferrara si estende su 404 km2 (1) ed ha 132.000 residenti (2). Ospita 1.280 ha di aree protette, 840 ha di verde pubblico, 169 km di piste ciclabili.

Ferrara è a 50 km dalla costa adriatica. Il territorio è pianeggiante con altitudine massima 27 metri. I terreni più elevati sono ad ovest, mentre verso est l’altitudine si riduce moltissimo: quasi metà dell’intera provincia è sotto il livello del mare. In città l’elevazione massima è 7 metri.

In un territorio così depresso l’emersione dei terreni è mantenuta con 4200 km di canali di bonifica e 170 impianti idrovori che spingono verso il mare le acque meteoriche in eccesso e riforniscono, quando necessario, il sistema di irrigazione agricola.

Ferrara è circondata da terreni a gestione agricola intensiva. Verso il 1990, la consapevolezza dell’importanza della biodiversità cominciò a farsi strada ed iniziò la salvaguardia del patrimonio naturale rimasto.

Fu istituito il Parco Regionale del Delta del Po e vennero stilati accordi con gli agricoltori per proteggere gli antichi stagni utilizzati nell’industria della canapa. Nel comune fu protetto il grande parco nord, sottraendolo all’espansione urbana. Venne riconosciuta l’importanza ecosistemica del Po e dell’antico Po di Primaro, che furono inseriti nella rete ecologica europea Natura 2000. Infine si comprese che era necessario interconnettere tutte le aree verdi per proteggere la biodiversità e i servizi da essa forniti: nacquero così le reti ecologiche locali.

 

Evoluzione del territorio

La Pianura Padana attuale si formò 10.000 anni fa, dopo la glaciazione di Würm. Lo scioglimento dei ghiacci innalzò il livello dell’Adriatico: il fiume Po accorciò il suo percorso (3). La linea di costa sull’Adriatico avanzò gradualmente verso est per accumulo dei sedimenti portati dal fiume (4).

La città di Ferrara sorse fra il VII e VIII secolo d.C.  alla biforcazione fra Po di Volano e Po di Primaro. In epoca post-romana le connessioni via terra erano pessime per scarsa manutenzione e cattive condizioni climatiche: i fiumi consentirono alla città di intrattenere intensi scambi commerciali fra la costa e l’interno della pianura e Ferrara divenne così la porta fisica e commerciale del Delta.

Alla metà del XII secolo d.C., una serie di eventi idrologici culminati nella rotta di Ficarolo (1152) spostarono più a nord i flussi d’acqua e si formò il grande Po di Venezia, che è tuttora il corso principale del fiume. Il forte terremoto del 1570 assestò il nuovo percorso.

Le portate del Volano e, in particolare, del Po di Primaro si ridussero.

Nel 1598, Ferrara tornò sotto il dominio Pontificio e non poté ostacolare alcuni interventi sui fiumi che plasmarono il territorio: fra il 1598 e il 1604 il Reno, affluente appenninico, venne staccato dal Po e portato ad esaurirsi nelle paludi a sud di Ferrara ed i Veneziani a Porto Viro deviarono il Po grande verso sud, per evitare l’interramento della laguna di Venezia. Cominciò allora a formarsi il delta attuale, proteso in Adriatico.

 

Le bonifiche

Le paludi erano un elemento diffusissimo nel territorio, d’acqua dolce verso l’interno e salmastre in prossimità della costa. Le foreste invece occupavano le parti più rilevate ed erano importanti risorse alimentari e di legname.

In epoca romana, un clima più caldo ed asciutto favorì l’espansione dell’agricoltura e le prime trasformazioni antropiche del paesaggio. Le bonifiche delle paludi probabilmente iniziarono già allora, ma le prime notizie storiche sugli interventi risalgono a circa 1000 anni fa, ad opera dei monaci benedettini dell’Abbazia di Pomposa.

Le trasformazioni operate dall’Uomo furono rapide: già nel ‘300 fu necessario tutelare le foreste superstiti e, nel ‘500, vennero introdotte a surrogato dei boschi mancanti alcune forme di conduzione agraria che realizzavano siepi  ai margini dei campi. Le siepi erano composte da pioppi, olmi, gelsi, salici, noci, spesso utilizzati per il sostegno della vite nelle “siepi maritate”. Le siepi fornivano materie prime (legname, frutti e selvaggina) ed agivano come frangivento. Rimasero nel paesaggio agrario fino alla seconda metà del ‘900.

Le bonifiche continuarono fino al 1969. Attualmente, rimangono nella provincia circa 23.000 ettari di valli e lagune salmastre e 2900 ettari di paludi d’acqua dolce, tutte incluse nel Parco del Delta del Po o in Natura 2000. I boschi costieri occupano circa 1500 ettari, quelli interni della pianura meno di 300 ettari.

La ricostituzione dei boschi di pianura è una priorità regionale.

 

Note

  1. Ferrara è il secondo comune per estensione in Emilia-Romagna dopo Ravenna, il 18° in Italia.
  2. al 31/12/2017.
  3. In epoca würmiana, il Po sfociava in mare poco più a sud dell’attuale città di Ancona.
  4. L’avanzata della linea costiera è testimoniata da antiche dune parallele alla costa, in alcuni casi ancora visibili in superficie, come le “Dune fossili di Massenzatica”, nel comune di Mesola (FE).

 

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Ente Responsabile

  • Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara