Scheda: Oggetto - Tipo: Documento

Ferrara - o Il conte di Torino a Ferrara

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Regia: Rodolfo Remondini

Durata: 15’

Ferrara appare sullo schermo già nel 1902, a pochi anni di distanza dalla nascita del cinema nel 1895, quando i fratelli Auguste e Louis Lumière proiettarono nel Salon Indien del Grand Café a Parigi i primi filmati della storia. Le immagini della città estense appaiono in una breve ripresa che documenta la visita di Vittorio Emanuele di Savoia a Ferrara.

 


Realizzazione: 1902

Categorie

  • via | re | porta | palazzo | orto | militare | imprenditore | famiglia | cinema | casa | archivio

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  • Ferrara set ideale

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Il cinema delle origini

Rodolfo Remondini è considerato uno dei pionieri italiani del cinematografo, nel momento in cui la settima arte stava emergendo; quel periodo viene oggi ricordato con il termine di “cinema delle attrazioni” (1895-1915 circa).

 

Il “cinema delle attrazioni” coincide con la prima fase della storia del cinema: si tratta di un fenomeno nuovo, un’attrazione data dalla rappresentazione di figure in movimento proiettate su uno schermo. In questa prima fase non ci sono narrazioni vere e proprie, ma solo rappresentazioni di scene di vita quotidiana, sketch, visioni di luoghi e situazioni lontane. Il Sistema di Attrazioni Mostrative (SAM) copre il periodo che va dal 1895 – anno in cui gli imprenditori Louis e Auguste Lumière brevettano il loro Cinematografo –, al 1906 e mostra per lo più delle vedute indipendenti. In un secondo momento, viene affiancato dal Sistema dell’Integrazione Narrativa (SIN) che va dal 1906 al 1915 circa. Questo integra in parte il primo sistema, ma rappresenta quadri (inquadrature) più lunghi, montati in successione tale da creare una narrazione. Queste rappresentazioni venivano commentate dal cosiddetto “imbonitore” per rendere ulteriormente accessibile la narrazione agli spettatori, ancora inesperti di fronte al linguaggio delle immagini in movimento. Oltre ai fratelli Lumière, ricordiamo anche il secondo padre del cinema, vale a dire Georges Méliès, celebre prestigiatore e illusionista, a cui si attribuisce il merito di aver inventato il cinema di finzione, fatto di trucchi e di effetti ottici, e il montaggio cinematografico, caratteristica propria  della narrazione per immagini. Della figura di Méliès e della sua opera, in larga parte andata perduta, ne parla con commossa ammirazione Martin Scorsese nel suo film Hugo Cabret (2011), a sua volta ispirato al romanzo e ai disegni di Brian Selznick (La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, 2007).

Il regista

Rodolfo Remondini nasce a Ferrara il 29 maggio 1867 da un’agiata famiglia borghese. Nel settembre del 1894 si sposa con Alfonsina Lodi e si trasferisce a Roma. Dopo qualche tempo, la coppia si reca a Firenze per cimentarsi nel pionieristico campo del cinematografo. Dalle carte, risulta infatti che si fosse recato svariate volte a Parigi per prendere contatti con i Lumière, gli inventori del cinematografo, e con Charles Pathé, celebre produttore e cineasta; pare che i primi gli avessero venduto «uno di quei minuscoli apparecchi che servivano per la presa e per la riproduzione». A Firenze, il 9 novembre del 1900, inaugura la propria sala cinematografica, l’Edison, ubicata in via Strozzi nei pressi dell’omonimo palazzo rinascimentale. La sala ben presto diventa famosa grazie non solo all'alta qualità delle proiezioni e alla curiosa varietà di pellicole proposte (dal documentario al film a soggetto, in particolare comico), ma anche al talento di Remondini, sia come imbonitore – figura fondamentale nelle rappresentazioni perché gli spettava il compito di intrattenere il pubblico, commentando le immagini che non erano ancora comprensibili autonomamente dallo spettatore del cosiddetto “cinema delle attrazioni” – sia come pianista di accompagnamento. Egli apprende anche la tecnica di ripresa durante i suoi viaggi a Parigi, diventando egli stesso un abile documentarista e filmando manifestazioni mondane, sportive e folkloristiche, ma anche di carattere militare, soprattutto grazie alla sua amicizia e collaborazione con Vittorio Emanuele Torino di Savoia-Aosta, cugino del Re. Il giovane Conte di Torino nomina, infatti, Remondini suo “operatore ufficiale”. Il 9 settembre del 1902 appare un trafiletto sul quotidiano «La Nazione» dedicato alle novità proiettate presso la sala “Edison” tra cui, per l’appunto, un filmato intitolato Il Conte di Torino a Ferrara, a testimonianza del fatto che il Sabaudo si era recato in visita alla città estense tra il 30 agosto e il 1° settembre e che la parata era stata ripresa da Remondini. Il documentario, purtroppo, è andato perduto, ma molteplici cronache dell’epoca che riportano il soggiorno del Conte di Torino a Ferrara ne hanno descritto accuratamente il percorso.

«Principe degli esercenti fiorentini, tra i primissimi cineoperatori italiani […] stimato a corte, buon fotografo vedutista, [Remondini] era destinato a una brillante carriera finché un tragico avvenimento sconvolse la sua esistenza» (Scardino): a causa della morte delle moglie Alfonsina, avvenuta il 26 dicembre del 1909, seguita dalla scomparsa del padre, cade nello sconforto che lo porta a una profonda depressione gli causa un’acuta crisi professionale. Il 19 agosto del 1920, come annota nel proprio diario, l’imprenditore ferrarese vende tutto il materiale cinematografico, compresi i preziosi macchinari; contestualmente acquista dell’altro materiale e investe nel campo dell’editoria, molto probabilmente spronato dalla sua seconda moglie, Gemma Turini; in quest’ambito, però, non sembra riscuotere grande successo. Attorno agli anni Trenta Natale Gorini, il nipote prediletto di Remondini, gira un filmato nella casa dello zio a Firenze che «mostra una coppia di anziani sereni e quasi paciosi; di lì a poco, il 31 maggio 1937, Remondini morirà. Il suo archivio […] andrà purtroppo disperso» (Scardino); di questo rimangono solo dei frammenti custoditi dai discendenti.

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Doris Cardinali
  • Matteo Bianchi