Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Liceo Ariosto

Liceo Statale L. Ariosto: aule della sede centrale, che si affacciano sul giardino

È uno dei primi istituti scolastici superiori di Ferrara, fondato il 3 dicembre 1860 come Regio Liceo statale e intitolato allo scrittore ferrarese Ludovico Ariosto nel 1865.

 


VIA ARIANUOVA 19

Notizie dal: 03 Dicembre 1860

Notizie dal: 1865
Intitolazione allo scrittore ferrarese Ludovico Ariosto

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  • Liceo classico statale | Liceo statale Ludovico Ariosto | Giorgio Bassani

L'edificio

Dedicata allo scrittore rinascimentale ferrarese per antonomasia, la prima sede del Liceo Ariosto - storicamente classico, oggi aperto a numerosi indirizzi - era ubicata al civico n. 60 di via Borgoleoni, presso l’ex convento dei Gesuiti, oggi sede del Tribunale.

L’accesso principale dell’attuale sede centrale insiste su via Arianuova 19: è quello l’ingresso a un edificio il cui progetto effettivo risale all’inizio degli anni ’70, ampliato nel 2002 con un corpo aggiuntivo alla struttura originaria proprio nell’ala afferente a via Arianuova. L’area di pertinenza è tuttavia molto più ampia dello stabile, comprendendo un giardino assai vasto, esteso fino a corso Biagio Rossetti e a Palazzo Prosperi-Sacrati. Era accanto a quest’ultimo, affacciato su corso Ercole I d’Este, che si ergeva l’ottocentesca caserma “Gorizia”, adibita poi a ricovero dei senzatetto e abbattuta nel 1969.

Già tre anni prima l’amministrazione comunale aveva bandito un concorso per la collocazione del Liceo Ariosto in quell’area, concorso vinto da un progetto che prevedeva un recupero almeno parziale dell’ex caserma, a firma di C. Melograni, M.L. Martines, T. Giura Longo, T. Benevolo, G. Marcialis, A. Samonà. È nel 1972 che il progetto viene ripresentato con sostanziali modifiche, rielaborato tra gli iniziali firmatari dai soli C. Melograni, M.L. Martines, T. Giura Longo, assumendo nel corpo principale l’aspetto a tutt’oggi visibile e utilizzato, dal 1976.

In stile brutalista, notevole è il rimando alla dimensione industriale per quanto concerne materiali e struttura. Immediatamente riconoscibile dal cemento, dal camino della centrale termica, dalla finitura delle aule, il “nuovo” Liceo si presenta in tutto e per tutto come una fabbrica del sapere (addirittura la scansione delle lezioni era inizialmente affidata a una sirena). La struttura bassa ed estesa su un unico piano, con accesso diretto al giardino da parte di quasi tutte le aule, assume un più sensibile sviluppo verticale con l’ala a tre piani che affaccia su via Arianuova, costruita nel 2002 e divenuta l’accesso principale. Distinguendosi per qualità di progettazione e realizzazione, il Liceo Ariosto compare in diverse guide dell’architettura italiana del Novecento.

Dotato anche di numerosi laboratori e spazi comuni, oggi ospita tre spazi museali permanenti: Historica, sulla storia del Liceo; Naturalia, a carattere storico-naturalistico; Strumentaria, dedicato a strumenti e apparecchi scientifici di fine’800-inizio ‘900.

 

Carlo Melograni all’Ariosto

Proprio presso questo edificio riposerà l’urna del capogruppo degli architetti del liceo, Carlo Melograni. Nato a Roma nel 1924, un legame affettivo lo unisce a Ferrara, presso cui ha inoltre contribuito al Piano regolatore del 1975 e alla riqualificazione del quartiere Barco.

Il suo desiderio è stato espresso nel 2016 e a gennaio 2018 la giunta comunale l’ha accolto positivamente. Come da sua richiesta, le sue ceneri saranno quindi collocate «vicino alle lapidi che ricordano gli ex allievi caduti in guerra» (C. Melograni, dalla lettera al Sindaco, Tiziano Tagliani, 2016).

 

Giorgio Bassani studente all’Ariosto

Tra gli studenti, celeberrimo è lo scrittore Giorgio Bassani, frequentante negli anni del consenso al regime fascista e precedenti la promulgazione delle leggi razziali (1926-1934), quando il corso di studi è strutturato in tre anni di ginnasio inferiore, due di ginnasio superiore e tre di liceo, e scandito da quattro esami, incluso quello di ammissione.

Bassani si distingue per la qualità del profitto, tanto da risultare incluso in numerosi progetti didattici riservati agli studenti meritevoli.

La partecipazione è viva, come attestano i numerosi ricordi di quel periodo di studi che affiorano anche nella produzione letteraria adulta, e importanti sono le amicizie dell’epoca sorte o consolidate tra i banchi di scuola, come Lanfranco Caretti. Tra gli incontri cruciali per Giorgio Bassani risalenti a quel periodo è certamente da ricordare quella con Francesco Viviani, stimato docente di latino e greco e modello morale trasferito nel 1936 a Sciacca per la sua opposizione al regime, poi deportato e morto nel campo di concentramento di Buchenwald nel 1945. È lui che si cela dietro al personaggio del professor Guzzo di Dietro la porta, il romanzo scritto in prima persona e dedicato a uno spaccato di vita liceale tra ottobre 1929 e giugno 1930, in cui molto riaffiora, oltre la trasfigurazione narrativa, dell’esperienza studentesca bassaniana.

Tributo dell’Ariosto a Giorgio Bassani

A Giorgio Bassani il Liceo Ariosto ha dedicato numerose ricerche d’archivio, realizzate anche con la collaborazione degli studenti in forma di laboratori supervisionati da docenti, talora con la collaborazione di studiosi esterni, pubblicate tra i “Quaderni del Liceo Ariosto”.

Allo scrittore sono intitolati un’aula e uno degli atrii principali. All’interno di quest’ultimo è situata una bacheca con documenti originali relativi alla vita e alla carriera di Bassani studente ed è affissa una lapide commemorativa in marmo, che recita: «A Giorgio Bassani / dal 1926 al 1934 / studente del Liceo ginnasio Ariosto / nelle aule di via Borgo dei Leoni / dentro le antiche mura. // Liceo classico Ludovico Ariosto Ferrara / 3 dicembre 2002».

 

Testimonianze

«Giorgio Bassani frequenta i cinque anni del ginnasio (inferiore e superiore) e i tre del liceo, tra il 1926 e il 1934, presso il Regio Liceo-Ginnasio “Ludovico Ariosto” di Ferrara situato in via Borgoleoni n. 60, nei locali dell’antico Convento del Gesù, un severo edificio dai muri spessi e dagli alti soffitti.

Sono gli anni del consenso al regime fascista e l’Ariosto, la scuola più prestigiosa della città, è coinvolta nelle molteplici attività volute dal Ministero in ottemperanza alle direttive della nuova politica culturale del regime e in quelle proposte dall’amministrazione locale, tese a fare uscire Ferrara dalla sua dimensione di provincia. […]

La famiglia Bassani, di antica e agiata discendenza ebraica, è composta dal padre Angelo Enrico, laureato in medicina, ma che si occupa delle terre di famiglia, dalla madre Dora Minerbi e dai due fratelli minori di Giorgio, Paolo ed Eugenia (Jenny). Proprio quest’ultima, dopo la promulgazione delle leggi razziali del ’38, viene espulsa dal ginnasio cittadino e frequenta i corsi privati nella scuola di Vignatagliata. Nella dimora signorile di Cisterna del Follo, i cui orti giungono quasi alla Giovecca, abitano anche i nonni paterni, Davide, commerciante di tessuti e Jenny Hannau. La vita di Giorgio è quella tipica dei rampolli delle famiglie benestanti del tempo: la scuola pubblica, generalmente il liceo classico, le lezioni private di musica o di disegno, il tennis alla Marfisa, lo sci, la scherma; uniche differenze con gli allievi non ebrei la frequentazione del tempio di via Mazzini e, dopo il Concordato del 1929, l’esonero dall’ora di religione.» (C. Bartoluzzi, C. Cassai, L’Ariosto e la città, in Il filo della memoria. Giorgio Bassani studente dell’Ariosto. Laboratorio di ricerca didattica e culturale, cur. S. Onofri, Liceo Classico “L. Ariosto”, Ferrara 2004, p. 23).

 

«La sua prima poesia, come ebbe lui stesso più tardi a dichiarare, o per meglio dire il suo “primo esperimento metrico”, nacque […] sui banchi dell’Ariosto. “L’ho messo insieme -sono le sue parole- quando ero al ginnasio. Avevo un compagno di banco che scriveva poesie. Vedere il mio compagno scrivere versi (nella mia dabbenaggine non supponevo che se ne scrivessero più, di versi, le poesie appartenevano al passato, i poeti erano già tutti accaduti), mi indusse ad imitarlo. Si comincia sempre per imitazione, andando a bottega. La prima bottega dove sono andato è stata quella del mio compagno di banco, al ginnasio”» (testimonianza di Paola Bassani, figlia dello scrittore e Presidente della Fondazione “Giorgio Bassani”, in G. Mori, P. Bassani, S. Onofri, Quattro marzo, in Il filo della memoria. Giorgio Bassani studente dell’Ariosto. Laboratorio di ricerca didattica e culturale, cit., p. 13)

 

«“Lei si chiama?”

Balbettai il mio cognome.

Guzzo era famoso per la sua cattiveria, una cattiveria confinante col sadismo. Sui cinquant’anni, alto, erculeo, con due grandi occhi color ramarro lampeggianti sotto una enorme fronte alla Wagner, e con due lunghe basette grige che glil scendevano fino a metà delle guance ossute, passava al Guarini per una specie di genio (Mors domuit corpora — Vicit mortem virtus”: l’epigrafe per i Caduti della guerra ’15-18 che faceva bella mostra di sé nel corridoio d’ingresso era stato lui a dettarla). Non aveva la tessera del Fascio. E per questo, soltanto per questo, dicevano tutti, non aveva potuto ottenere quella cattedra universitaria alla quale certi suoi scritti filologici, pubblicati in Germania, lo avrebbero sicuramente destinato.

“[…] Di quale delle due quinte faceva parte: della A, o della B?”

“Della B.”

Storse le labbra.

“Ah, della B. Bene. E come è assurto, qui? Di slancio, o di volo (perdoni la scarsa memoria), oppure in seconda istanza?”

“Ho dovuto riparare matematica a ottobre.”

“Soltanto matematica?”

Annuii.

“È sicuro di non aver dovuto riparare (pessima quanto efficace espressione…) anche qualche altra materia? Latino e greco, per esempio?”

Accennai di no.

“Ne è proprio sicuro?”, insisteva lui con dolcezza felina.

Tornai a negare.

“Ebbene, faccia attenzione, carissimo, faccia attenzione. Non vorrei che, oltre a matematica, l’estate ventura Ella fosse obbligata a riparare latino e greco, quantunque… quod Deus avertat… tre materie… Lei mi intende, non è vero?”

Mi chiese poi come me la cavassi al ginnasio, e se avessi mai dovuto ripetere qualche anno. Ma non mi guardava. Guardava in giro come se non si fidasse di me, e sollecitasse la testimonianza di qualche volenteroso.

“È molto bravo. Dei migliori”, osò dire qualcuno: forse Pavani, là, nel primo banco della prima fila.» (G. Bassani, Dietro la porta, in Opere, Il romanzo di Ferrara, Mondadori, Milano 2001, p. 589s.)

 

«Casa, 13/6/’36 XIV // Carissimo Professore, // la notizia del // provvedimento incredibile che La // colpisce, produce in me un dolore // che può essere solamente soverchia- //to da un immenso stupore: una // tale enormità non posso credere che si possa impunemente commettere nei // riguardi di un uomo come Lei. Io // che per tre anni sono stata suo sco- // laro — uno dei più vicini — conosco // a fondo la sua virile nobiltà, // la Sua sapienza, la Sua rettitudine // e bontà. Mi è grato ora ricordare, // in questo momento doloroso, queste Sue // elette qualità, e tanto più perché // è per esse soprattutto se sono cresciu- // to ad oggi uomo, nella pienezza del- // l’anima aperta ad ogni bellezza, ad // ogni altezza; uomo, nell’amore sconfi- // nato che porto alla libertà e alla giustizia. // Con i migliori auguri, e coi senti- // menti della più viva solidarietà, mi // creda, egregio Professore, Suo affeziona- // tissimo // Giorgio Bassani. // Giorgio Bassani via Cisterna del Follo 1» (documento originale conservato presso l’Archivio Viviani di Verona; riprodotta in V. Santato, Un intellettuale nell’antifascismo. Francesco Viviani (1891-1945): dall’«Italia libera» a Buchenwald, Rovigo Minelliana 1987, p. 96)

 

 

 

Bibliografia

Sitografia

  • www.liceoariosto.it
  • it.wikipedia.org/wiki/Liceo_Ariosto
  • https://www.archilovers.com/projects/134562/ampliamento-del-liceo-ariosto.html#info
  • lanuovaferrara.geolocal.it/ferrara/cronaca/2018/01/15/news/l-architetto-melograni-riposera-al-liceo-ariosto-1.16357231

Fototeca

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Barbara Pizzo