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Max Ascoli e Ferrara
Note
35) Resto del Carlino, 28 maggio 1950, “
L’inaugurazione del Padiglione Oftalmico e l’ini-
zio del Congresso di otorinolaringoiatria
”.
36) Ibidem.
37) Resto del Carlino, 29 maggio 1950, “
Solennemente inaugurato il nuovo reparto oftal-
mico
”.
38) Ibidem.
39) Intervista a Suor Erminia Atti del 21 febbraio 2008, effettuata presso la casa della Suo-
re di S. Vincenzo, a Ferrara.
40) Conversazione con la sig.ra Ida Bonfiglioli Ascoli Magrini del 18 febbraio 2008, effet-
tuata presso l’abitazione della stessa signora.
41) Crf. pg. …, cap. II della presente opera.
42) Crf. pg. …, cap. II della presente opera.
43) Conversazione con la sig.ra Ida Bonfiglioli… (op. cit.).
La sig.ra Bonfiglioli non solo ricorda il menù della cena in onore di Ascoli, ma ha for-
nito le ricette delle tradizionali preparazioni.
Le antiche ricette, tramandate oralmente e conservate dalle donne di casa, ai primi del
‘900 furono riunite in un libro, ristampato poi nel 1970 (a cura di) Giuliana Ascoli Vi-
tali-Norsa, “
La cucina nella tradizione Ebraica
”, ed. ADEI Wizo, Padova.
44) Crf. Pg.…, cap. I della presente opera.
45) Giuliana Ascoli Vitali-Norsa, “
La cucina…”
(op. cit.). pg. 4.
Il libro raccoglie le ricette della cucina ebraica di tradizione italiana, sefardita e aske-
nazita. Il testo evidenzia la peculiarità di tale cucina, in cui la preparazione del cibo,
come ogni altra gestualità è permeata di significati religiosi. Per questo le ricette sono
contestualizzate in una serie d’informazioni storico-religiose, relative all’allestimento
del rito del mangiare.
In tal maniera la storia del cibo, quella del costume e delle tradizioni religiose si fon-
dono in un racconto della quotidianità di un popolo, che interpreta ogni sua azione in
rapporto al divino.
Il nutrirsi non è un meccanico processo, dettato da stimoli puramente fisiologici o
consumistici, ma è veicolo di vita e di libertà.
La donna, per sua natura fonte di vita, è la depositaria di questa ritualità familiare e
quotidiana.
Oggi si tende comunemente a rifiutare questo ruolo della donna come limitante delle
sue capacità imprenditoriali e costruttive, o si ritiene questa funzione femminile come
addirittura una misura emarginante e coercitiva. Ma nel tempo antico, e l’Antigone di
Sofocle né un ulteriore, anche se diverso, esempio, la donna era considerata come la
custode del “Numinoso”, cioè aveva la sensibilità intuitiva di percepire il divino e di
trasmetterlo con una capacità di amore esaustivo.
La preparazione e l’allestimento del cibo costituivano perciò la partecipazione all’atto
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