Max Ascoli e Ferrara - page 116

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NOTE Capitolo III
1) AOSAFe,
Delibere del Consiglio di Amministrazione dell’Arcispedale S. Anna
, a. 1947,
delib. n. 88. pp. 141-142.
L’archivio dell’Arcispedale S. Anna ha iniziato l’attività di raccolta documenti nel 1947.
Sia perché era la fase iniziale, sia per una “sensibilità” diversa rispetto all’archiviazione
dei documenti, non è stato possibile rintracciare la lettera relativa alla volontà di Max
Ascoli di donare il Padiglione oculistico all’Arcispedale S. Anna.
2) Adriana Finzi, madre di Max Ascoli, era stata curata nella seconda metà degli anni ’20
dal prof. Mario Verzella, allora medico responsabile di oculistica al S. Anna, perché af-
fetta da tracoma, patologia che portava spesso alla cecità.
Legami non solo di conoscenza, risalenti alla frequentazione ed amicizia del periodo
liceale del giovane Max col futuro primario di oculistica, univano la famiglia Ascoli al-
la famiglia Verzella, ma alcuni altri fattori avevano certamente influito nel cementare le
relazioni tra i due nuclei familiari. La madre del dottor Verzella, Emma Finzi, era ebrea.
Il padre, Augusto Verzella, agricoltore ed esportatore di canapa, aveva contatti di affa-
ri col padre di Max, Enrico, commerciante in granaglie.
L’amicizia del dott. Mario Verzella, come testimonia la figlia, sig.ra Ippolita Verzella
(conversazione del 24/01/08), con Ascoli fu cementata nel tempo dalla reciproca sti-
ma: da parte del medico rispetto ed amore per la realtà ebraica, a cui apparteneva la
madre; reciproca considerazione tra i due amici, per la sintonia di valori ed idee, data
dalla comune appartenenza all’aera liberale.
La sig.ra Adriana Ascoli, morta nel 1933, riposa nel cimitero israelita di Via Vigne. En-
rico Ascoli, padre di Max, riuscito ad espatriare in Portogallo nel 1942, e di lì negli Sta-
ti Uniti, morì a New York nel 1952. La salma, traslata nella città estense, venne sepolta
accanto alla moglie.
3) Interviste alla sig.ra Ippolita Verzella: 24/01/08; 12/02/08.
Il prof. Mario Verzella era nato il 24/12/1899. Praticamente coetaneo di Max Ascoli,
aveva frequentato, come l’amico, il Liceo Classico “L. Ariosto”, e i luoghi e ritrovi del-
la città, dove si forgiava, con animate discussioni, la cosiddetta “pubblica opinione”.
Arruolatosi a 17 anni nella prima guerra mondiale, al ritorno, si laureò in medicina a
Modena nel 1923, anche facilitato dal fatto che a chi era stato in guerra venivano ab-
bonati degli esami.
Per alcuni anni fu assistente al reparto oculistico di Genova. Tornato a Ferrara, aprì un
ambulatorio in corso Giovecca e poi nell’ammezzato dell’antico palazzo del Cinque-
cento, acquistato dal padre come abitazione in città della famiglia. Il corpo centrale
della struttura si affacciava su Via Porta Mare, mentre i fianchi erano costituiti dai fab-
bricati che recintavano il giardino, adibiti a magazzini e scuderie.
Specializzatosi in strabismo a Roma (23/10/1932), presso la Società Oftalmologica Ita-
liana, frequentò la scuola di Jean Clement di Cardiff e fu uno dei primi strabologi ad
attuare il trattamento ortottico dello strabismo.
Costituì il primo reparto di ortottica nella casa paterna, dato che il S. Anna non aveva
ancora una clinica oculistica. Durante la guerra l’ambulatorio di via Borso d’Este di-
venne un centro di accoglienza e di rifugio per chi ebreo, o comunque inviso al pote-
re, aveva bisogno di cure e di asilo. La figlia, sig.ra Ippolita, ricorda il portico della ca-
sa pieno di letti, vicino alla via di fuga, che attraverso gli orti interni, tra le scuderie e
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