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Max Ascoli e Ferrara
L’inaugurazione del Padiglione “Adriana Ascoli”
ospiti della città; oppure ospitava personalità delle diverse Comunità
Israelitiche italiane. La cuoca, ovvero la padrona di casa
[42]
, preparava
pietanze della cucina ebraica, soprattutto quella di tradizione italiana-fer-
rarese.
Per la speciale occasione di festa, in onore degli “ospiti americani”, il
menù
[43]
prevedeva piatti di proverbiale ricorrenza nelle feste ebraiche:
- Tartine al caviale di storione del Po, del famoso negozio ferrarese di
Nuta Ascoli
[44]
;
- Tagliatelle per Shabbat Bescialach o Hamin
[45]
;
- Lingua salmistrata con melanzane fritte e fagiolini all’aceto
[46]
;
- Dolci fatti dalla signora Olga Minerbi: zuccherini ripieni di marzapane
(Împade)
[47]
.
Erano piatti certamente noti a Max Ascoli e a lui cari, perché rievocava-
no sapori dell’infanzia, profumi che accompagnavano le consuetudini
domestiche e ne scandivano il tempo nelle ricorrenze festive, in una
tranquilla città di provincia. Quest’ultima, per secoli, era stata accoglien-
te dimora del popolo ebraico e delle sue antiche tradizioni, in una di-
mensione di aperta ospitalità, tanto da promuovervi un processo di inte-
grazione che la “barbarie nazifascista” aveva solo momentaneamente so-
speso.
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