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Max Ascoli e Ferrara
I luoghi della formazione giovanile di Max Ascoli
La lotta di classe era già stata oggetto di riflessione da parte di Ascoli nel
1920
[33]
. Infatti, già qualche mese prima di laurearsi, il giovane Max aveva
individuato nella lotta “
l’elemento costitutivo della realtà umana
[34]
, ma il
vero scopo di questa lotta non consisteva tanto in “
un movimento di ri-
vendicazioni economiche e politiche, ma… una possibilità di liberazione
per gli individui che vi aderiscono per… esprimere e ingigantire la parte
migliore di sé
” (Ascoli, 1920 c)
[35]
.
Sorel, il teorizzatore del nuovo concetto di lotta, come Croce, guida del
progresso liberale, erano i “
maggiori viventi maestri di serietà e di ener-
gia…
”, capaci di far capire ai giovani “
la possibilità di essere uomini di
azione in quanto uomini di pensiero, al solo patto di essere sempre since-
ri verso se stessi e animati da una ferma volontà di continuità
” (Ascoli,
1920 c)
[36]
.
Coerenza con se stessi, rispondenza tra pensiero ed azione, rigore mora-
le, senso etico della giustizia e del diritto, amore e devozione alla libertà
come massimo principio: erano questi i valori che animavano e informa-
vano il pensiero del giovane Max Ascoli, che cercava di tradurli nella sua
prassi di promettente studente e di giovane professore universitario. Pro-
prio questa vena di intransigenza morale, questo senso di rispetto etico
della libertà, che abbiamo visto emergere nel tempo come qualificazione
dell’essere Ebreo e che pervade tutta la produzione ascoliana, ci appare
come la forte testimonianza, non solo di appartenenza etnica dello stu-
dioso ferrarese al popolo Ebreo, ma anche come una consapevole atte-
stazione di tale ascendenza nell’evidenziarne e amplificarne caratteristi-
che e modalità.
La frequentazione del Circolo di Cultura Israelitico di Ferrara, istituito dal
prof. Silvio Magrini fin dal 1912, caratterizzato da un clima di continuo e
approfondito confronto intellettuale che contraddistingueva dibattiti e
conferenze che ivi si svolgevano, certamente favorì e potenziò il proces-
so di acquisizione e di espressione di queste doti in Max Ascoli. Infatti la
Commemorazione, tenutavi da Ascoli il 22 ottobre 1919 per gli amici
[37]
partiti come volontari e caduti combattendo nella prima guerra mondia-
le, fu occasione, oltre alla celebrazione dei tre amici, anche di una acuta
riflessione sul senso e sull’importanza di essere giovani e di essere Ebrei
in quel tempo e per quella generazione. Ascoli definisce la propria gene-
razione come la “
più tragica che abbia avuto l’Ebraismo
”, perché si è
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