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Max Ascoli e Ferrara
I luoghi della formazione giovanile di Max Ascoli
perso il senso ortodosso, perché si è abbandonata ogni tradizione forma-
le per conquistare il sapere. “
Quindi per questa ignoranza e per un desi-
derio di far presto… si rinuncia all’aiuto che potrebbe portare lo studio e
l’approfondimento dello spirito e delle tradizioni semitiche
[38]
… Il giovane
Ebreo… in qualunque campo deve creare tutto da sé, strumenti e metodi
e coscienza storica, per percorrere con la propria operosità il cammino
che istituzioni o arti occidentali han percorso in secoli di lavoro… Così si
spiega come egli sia sempre primo fra i primi nelle scuole come in ogni
ordine di studi e in ogni manifestazione di vita: perché è un neofita…
Noi siamo i parvenu della cultura… Non si tratta di assimilarci… di per-
dere, cedendo alle lusinghe della cultura occidentale, tutta la nostra tra-
dizione: io credo che non noi siamo gli assimilati, ma bensì gli assimila-
tori
” (Ascoli, 1919)
[39]
.
Questo ardore di conoscenza, assieme alla consapevolezza della spro-
porzione tra le possibilità garantite dalle proprie forze e l’ansia per le co-
se da compiere, ha portato i giovani Ebrei ad essere “
orfani dell’idea di
Divinità
”, o meglio, a diluire quest’idea “
in tanti dei suoi elementi, di cui
ognuno stava per se stesso: famiglia, Patria, amicizia, dovere
[40]
, cosic-
ché il giovane Ebreo “
era il religioso che ignorava la propria religiosità
(Ascoli, 1919), ma trasformava l’antica fede mosaica dei precetti divini, in
una nuova religione dei doveri dell’uomo. Cioè, le costanti etiche del-
l’antico ebraismo, come l’impegno allo studio e il senso religioso del do-
vere, erano riversate laicamente verso la società civile.
I giovani Ebrei come Ascoli si differenziavano così per la loro brama di
cultura, per la passione civile, per la loro tormentata coscienza, dalla ge-
nerazione precedente “
tutta dedita ai commerci e alle industrie e che
portò alla Nazione italiana il potente contributo della serietà della razza
ebraica. Generazione vissuta fra l’ufficio… e l’intimità raccolta e un po’
gelosa della famiglia, …per permettere l’ascesa nella cultura e nel mondo
sociopolitico alla nuova generazione
” (Ascoli, 1919)
[41]
.
La Commemorazione
”, primo scritto di Max Ascoli, è dunque una rifles-
sione sofferta ed articolata sul significato e sulla “missione” di essere
Ebreo nella particolare temperie storica dell’Italia del dopoguerra. Lo
scritto, come nota il testo della Taiuti
[42]
, inviato su consiglio del prof.
Alessandro Levi ad alcune persone, tra cui Nello Rosselli, segnò l’inizio
della frequentazione e dell’amicizia di Ascoli con la famiglia fiorentina
[43]
.
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