Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Famiglia Schönheit

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Tutti e tre i componenti della famiglia Schönheit, Carlo, Gina e Franco, riescono a sopravvivere e a tornare dai campi di sterminio: forse è l’unica famiglia al mondo.


Date note sulla vita: 15 Novembre 1943
rastrellamento

Date note sulla vita: 27 Giugno 1945
rientro a Ferrara

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  • studente | insegnante | commerciante | famiglia

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  • Ferrara ebraica

1. L'arresto

La notte del 15 novembre 1943, dopo il ritrovamento del corpo del dirigente locale del partito fascista Igino Ghisellini ucciso in un’imboscata, le squadracce fasciste di Ferrara rastrellano casa per casa ebrei e sospetti antifascisti. La famiglia Schönheit viene svegliata alle due del mattino dai colpi dei calci dei mitra contro la porta: Carlo Schönheit, il capofamiglia, accende la luce per vedere che ora sia, i fascisti capiscono che in casa c’è qualcuno e Carlo viene arrestato. Carlo Schönheit è un commesso viaggiatore nella campagna ferrarese per aziende produttrici di calze, pigiami e biancheria. La moglie, Gina Finzi, insegna nella scuola elementare ebraica di via Vignatagliata, frequentata anche dal figlio sedicenne Franco Schönheit dopo le leggi razziali del 1938. All’arrivo dei tedeschi, il 9 settembre 1943, la famiglia non era scappata in Svizzera, sia perché occorreva denaro per corrompere le guardie, sia perché non poteva immaginare, come la maggior parte degli ebrei italiani, il triste destino a cui stava andando incontro. La mattina dopo l’arresto Gina e Franco Schönheit vanno a far visita a Carlo Schönheit nel carcere dove vedono un centinaio di persone ammassate e sorvegliate dai fascisti armi alla mano; si adoperano subito per liberarlo e ci riescono sfruttando il fatto di avere parenti cattolici (le madri di Gina e Carlo) e grazie all’interessamento dell’arcivescovo di Ferrara. A metà gennaio Carlo Schönheit è libero ma non può lasciare Ferrara, pena la ritorsione contro tutti i suoi parenti.

2. A Fossoli

Il 25 febbraio 1944 la famiglia Schönheit viene rinchiusa nella vecchia sinagoga di via Mazzini saccheggiata dai fascisti nel 1941. Il giorno dopo è costretta a salire su un treno diretto al campo di concentramento di Fossoli (Modena) dove portano, su consiglio delle autorità italiane, libri, vestiti, coperte e materassi. Solo quattro giorni prima era partito un treno per Auschwitz; gli Schönheit riescono a restare al campo fino ad agosto: sfruttando il “sangue misto”, si può ritardare il destino rimanendo a lavorare nell’amministrazione del campo organizzando le deportazioni. Anche se si patisce il freddo e la fame, a Fossoli si può ancora resistere; si legge, si gioca a carte e si riesce a far entrare generi alimentari da fuori. Il 5 aprile Franco Schönheit vede partire gli zii, due cugini e i genitori dello zio. Durante l’estate i tedeschi pensano a una eventuale liberazione degli ebrei “sangue misto”, ma dopo l’attentato ad Hitler del 20 luglio 1944 viene emanato l’ordine di ripulire completamente il campo. Il 2 agosto 1944 la famiglia Schönheit parte con l’ultimo convoglio. A Norimberga, la famiglia viene separata: la madre Gina verso Ravensbrük, Carlo Schönheit e Franco Schönheit verso Buchenwald.

3. I primi mesi a Buchenwald

Il treno arriva a Buchenwald all’una del mattino; la scritta di ferro battuto all’ingresso dice: “Jedem Das Seine”, “A ciascuno il suo”. Carlo Schönheit e Franco Schönheit vengono fotografati, fatti spogliare, lavati, disinfettati e vestiti con l’uniforme. Buchenwald nasceva come campo per prigionieri politici, comunisti e socialisti detenuti fin dal 1933; erano poi stati trasferiti anche assassini, stupratori e criminali comuni. Non è un campo di sterminio come Auschwitz, i prigionieri muoiono lentamente per la fatica, il freddo, la denutrizione. Ma comprendere un ordine in modo sbagliato significava morte, per cui gli Schönheit devono subito imparare i vocaboli fondamentali in tedesco, a cominciare dal loro numero di matricola a cinque cifre: all’Appell della mattina e della sera muoiono migliaia di persone. Carlo Schönheit è sfiduciato;   Franco Schönheit, forse per la giovane età, coltiva il sogno impossibile di poter uscire, un giorno, e riabbracciare la madre. I due però non hanno una specializzazione pratica; né appartengono a un gruppo definito, ma possono contare l’uno sull’altro e per tutto il tempo che passano a Buchenwald riescono a non farsi dividere. Durante il giorno lavorano separati e con la preoccupazione di non rivedersi a sera. Un medico tedesco detenuto politico, Ludwig Weisbeck, prende a cuore il loro caso, e Franco Schönheit riesce a non lavorare per cinque settimane durante l’inverno. Evita, inoltre, la separazione dal figlio durante le assegnazioni ad altri campi di lavoro.

4. La liberazione

Un giorno i due ricevono miracolosamente una lettera di Gina Schönheit da Ravensbrück che, in un tedesco stringato (tutte le lettere erano sottoposte alla censura nazista), li rassicura sulla sua salute. Lo scambio epistolare dura tre-quattro mesi. Gli Schönheit passano a Buchenwald l’inverno 1944-1945, il peggiore della storia del campo: costruito per 25.000-30.000 persone, arriva a trattenere 80.000 uomini che arrivano, costretti dalle marce forzate, dai campi polacchi progressivamente smantellati dai nazisti in fuga. Il campo di concentramento si trasforma in campo di sterminio: i detenuti malnutriti e malati selezionati per le marce verso altri campi sono, praticamente, condannati a morte. Il 9 aprile 1945, su idea di Franco Schönheit, lui e suo padre si fingono dei kapò, con il fazzoletto bianco al braccio, per non essere trasferiti. Radunati nella piazza dell’appello, cercano di tornare al campo attraverso un corridoio sorvegliato da una SS con la mitragliatrice. Questa li nota, sta per sparare, ma proprio in quel momento suona la sirena che segnala l’inizio dei bombardamenti degli alleati. Due giorni dopo il campo di Buchenwald viene liberato; i prigionieri politici dissotterrano le armi e si scagliano sui nazisti ormai ridotti di numero. Nel campo sono rimasti in vita solo 23.000 detenuti.

5. Il ritorno a casa

Gli Schönheit riescono a ripartire per l’Italia solo il 20 giugno. Prima di salire sul treno per Weimar, Carlo Schönheit recita il Kaddish, la preghiera ebraica per i defunti, davanti al forno crematorio. Arrivano a Ferrara il 27 giugno. La loro casa sopra la scuola ebraica è saccheggiata e devastata; ricevono 5.000 lire dall’arcivescovo per ricominciare. Dopo un mese, ricevono l’invito a trasferirsi a casa di Renzo Bonfiglioli, padre della futura moglie di Franco Schönheit, Dory Bonfiglioli, ritornato con la sua famiglia dalla Svizzera. Dalla famiglia Bonfiglioli, gli Schönheit vengono a sapere che Gina Schönheit era ancora viva alla vigilia della liberazione di Ravensbück, al momento delle marce forzate. La sera del 30 agosto 1945, mentre Franco Schönheit sta studiando per la maturità, Gina Schönheit torna a Ferrara, denutrita ma viva. Aveva lavorato come sarta nel campo, riuscendo a rimanere sempre pulita e in ordine, scambiando il pane per il sapone per lavarsi, quando era normale il contrario. Gli Schönheit riprendono la loro vita di prima: Carlo Schönheit viaggia in treno per la campagna ferrarese cercando di vendere i prodotti aziendali, Gina Schönheit torna a insegnare nella scuola ebraica e Franco Schönheit si diploma e si iscrive all’Università, studia Chimica e trova lavoro a Milano in un’azienda produttrice di etichette adesive, di cui diventa direttore.

6. Testimonianza di Franco Schönheit

“C’erano già in Italia dei campi di concentramento durante tutto il periodo fascista. Tenevano gli antifascisti, che venivano rilasciati dopo qualche anno. E quindi quando si cominciò a parlare dei campi di concentramento anche per ebrei alla fine del ’43, si pensò a quello: un campo di concentramento italiano, gestito da italiani, dove si sarebbe rimasti fino alla fine della guerra. […] L’arrivo a Fossoli è stato uno shock duro, soprattutto per me e mamma […] Guardare fuori dal finestrino del treno e vedere le divise delle SS. Abbiamo detto: - Ma questi sono tedeschi. […] A Fossoli c’era ancora una certa solidarietà. Si faceva una vita come in una pensione di basso ordine. […] il 2 agosto il campo è stato evacuato completamente. Siamo stati gli ultimi ad essere deportati. […] È stato a Verona, il separarsi dalla mamma, il momento più difficile per me. […] Volevo fare qualcosa, lanciarmi sui tedeschi […] Poi mi venne a calmare la mamma […] dicendo una frase che è stata molto importante per me durante il periodo di Buchenwald: 'Vivere, per poterci un giorno rivedere'”. (Ferrara-Buchenwald-Ferrara: La famiglia Schönheit, in Stille 1992, pp. 329-340).

 

“Compresi subito che era fondamentale acquisire quei 300, 400 vocaboli per capire gli ordini. […] Il non comprendere un ordine era un pericolo mortale e peggio ancora era comprenderlo sbagliato. […] La persona che era prima nella fila doveva dire in tedesco il numero giusto. […] Papà non l’avrei mai messo lì, l’ho messo dietro di me. […] I problemi di una coppia sono maggiori dei problemi di un singolo. D’altra parte c’era la presenza, la comunicazione. […] La cosiddetta solidarietà non esisteva nei campi. […] Qualcuno poteva usare la violenza sugli altri per dimostrare di essere qualcuno davanti alle SS […] Bisognava nascondersi nella massa, ma non diventare massa […] mi sono comprato da un compagno russo un bel cappello russo, con un bell’orlo di pelle. Quindi ero diverso dagli altri che non avevano il cappello. Avevo pagato una mezza porzione di pane. Ma mi è servito […]”. (Ferrara-Buchenwald-Ferrara: La famiglia Schönheit, in Stille 1992, pp. 344-355)

“Molti hanno fatto lunghe marce verso altri campi, ma pochi sono arrivati date le condizioni in cui eravamo. […] Ho detto a mio padre: - Non siamo assolutamente in condizioni fisiche di marciare fuori, nemmeno per cinque chilometri. Facciamo un tentativo di rientrare nel campo in qualche modo. Cominciamo a mettere un fazzoletto bianco sul braccio e fingiamo di essere dei kapò. […] Dall’alto della torretta le SS ci hanno visti, hanno puntato la mitragliatrice. Io ho guardato per l’ultima volta mio padre e in quel preciso momento è suonata la sirena dell’allarme perché arrivavano i bombardamenti. Le SS hanno guardato in alto dalla parte della sirena e noi abbiamo girato l’angolo. […] Due giorni dopo il campo di Buchenwald fu finalmente liberato”. (Ferrara-Buchenwald-Ferrara: La famiglia Schönheit, in Stille 1992, pp. 360-361).

“I tedeschi sono riusciti a creare un mondo di assurdità organizzata, con tutte le contraddizioni della vita in una sola ora. Non avere acqua e non poter pulire le scarpe, ma le scarpe devono essere pulite. Devi marciare in un certo modo, ma nessuno ti spiega come. Devi mettere i bottoni sui pantaloni ma non c’è il filo. Un’infinità di piccole cose che rendevano la giornata allucinante. […] Sono esperienze di vita, ma sempre un’esperienza assurda. Non si può fare tesoro di un’esperienza del genere”. (Ferrara-Buchenwald-Ferrara: La famiglia Schönheit, in Stille 1992, p. 401)

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Edoardo Moretti