Scheda: Tema - Tipo: Cultura e istruzione

Ariosto: i metodi e i mondi possibili

Copertina del libro

Nella raccolta di saggi, impiegando in modo originale il concetto di “mondo possibile”, Alberto Casadei punta a ricomporre la frattura tra gli aspetti formali-armonici e i contenuti disarmonici dell'Orlando furioso, che costituisce tuttora un problema centrale per la critica letteraria.


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  • porta | poeta | circolo

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  • La città di Ludovico Ariosto

La parabola di ogni essere umano

Durante i cinquecento anni che sono trascorsi dalla sua prima edizione (1516), l’Orlando furioso è stato oggetto di interpretazioni critiche molto divaricate, che hanno trovato potenti sintesi nel periodo fra Otto e Novecento, soprattutto con Francesco De Sanctis e Benedetto Croce. Alberto Casadei, docente di Letteratura italiana all'Università di Pisa, perciò rianalizza alcuni fondamenti di poetica, molti snodi del classicismo rinascimentale e numerosi episodi delle tre redazioni del poema. Il volume che ne risulta si compone di saggi scritti dall'autore tra il 2000 e il 2015, che condensano oltre trent'anni di ricerca. Inoltre egli affronta questioni filologiche e culturali che attraversarno trasversalmente le altre opere di Ariosto che sono state fondamentali per la costruzione de "Le città di Ludovico Ariosto". L'interpretazione di Casadei, non a caso proposta di frequente insieme alla mostra a Palazzo dei Diamanti, "Orlando furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi", si è imposta per la corretta redazione del cantiere stesso.

Destini incerti

Uno dei motivi per cui il Furioso continua a essere interessante agli occhi dei contemporanei, è la crezione di un 'mondo possibile', nel quale il fantastico e la realtà quotidiana, in particolare quella delle corti praticata proprio dal poeta, sono sempre a contatto. Dipendono l'una dall'altra. Se Leopardi e Calvino hanno apprezzato la geometria, il rigore magnifico del poema, e al contempo la sua varietà e l'intreccio di tante storie in modi imprevedibili, i contemporanei Ronconi e Sanguineti ne hanno creato una versione teatrale, che adeguarono persino per la televisione.

«...di doman non c'è certezza», cantava infine Lorenzo de' Medici intorno al 1490: i destini degli esseri umani sono incerti. Possono cambiare da un momento all'altro, soggetti non solo alla fortuna, ma anche alle passioni, agli odi, e a una serie di componenti che l'Ariosto narratore, il vero collante di tutta l'opera, interpreta alla maniera ironica dei classici. La maniera che fu anche di Orazio e di tanta poesia classica, ma appunto con una nota che la mantiene moderna: l'interpretazione della realtà non è precostituita. Dietro le colonne ariostesche non si cancella il fatto che perfino chi si comporta bene, chi può avere qualcosa di positivo da dire o da fare, può comunque ricevere il male.

Pro bono malum ("in cambio del bene, il male") è il motto finale, che deriva dalla Bibbia. Ariosto vuole far comprendere al lettore come i comportamenti umani a volte possano avere esiti completamente diversi da quelli che il singolo si aspetta. È la cifra di un atteggiamento disincantato: guardare all'affanno degli uomini e al passaggio delle loro vicende con lo sguardo ironico di chi può permettersi di salire sulla luna e, da lassù, satireggiare il circolo vizioso delle corti, compresi i propri signori estensi, perché non facevano per il poeta tutto ciò che avevano in potere.

Opinioni critiche

«Dicendo che la letteratura mente sempre, dimostrava la transitorietà del reale e il fatto che in un mondo apparentemente perfetto esistono vuoti e ricerche senza senso: il “mondo possibile”, appunto, in cui l’ottava perfetta avvolge il vano e il dissonante, e la forma cristallina veicola l’imperfetto».

Alberto CasadeiCorriere di Romagna, 28 settembre 2016, pag. 25

 

«Fu una fondamentale intuizione di Marco Praloran ad applicare al Furioso il concetto di mondo possibile, inteso come "universo dotato di regole proprie spesso lontane da quelle dell’economicità ed ella plausibilità", una doppia valenza per cui sotto la superficie armonicamente appagante del romanzo cavalleresco, emergono segni inequivocabili di una inquietudine di fondo che interroga il lettore di ieri e di oggi spalancandogli scenari di riflessione inediti e modernissimi».

Paolo Pellegrini, Alias - Il Manifesto, 23 ottobre 2016, pag. 6

 

«L’autentica arma vincente dell’Orlando furioso non è nell’adesione dell’autore al grande sentimento collettivo di stima e ossequio verso la letteratura classica, che rappresenterebbe il culmine del Rinascimento nei primi decenni del Cinquecento, ma nella capacità del tutto eccezionale di creare un “mondo possibile”, in grado di conciliare istinto e ragione, violenza insita nello spirito guerriero e tensione verso un superiore equilibrio morale. Un po’ come se, paragonando la poesia cavalleresca all’arte pittorica, "Raffaello e Arcimboldo si fondessero con Michelangelo e Bosch"».

Bianca Garavelli, Avvenire, 27 ottobre 2016, pag. 28

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Matteo Bianchi