Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Scuola Primaria Statale "Mario Poledrelli"

Facciata della Scuola Primaria Statale "Mario Poledrelli"

Eretto nel 1928 su progetto di Girolamo Savonuzzi, ingegnere capo del Comune di Ferrara, lo stabile è un bell’esempio dello stile cosiddetto neo-estense. Sede di un importante plesso scolastico, l’edificio è a tutt’oggi utilizzato e frequentato da numerosi alunni della primaria, insegnanti, personale ausiliario. È un punto di riferimento significativo per le famiglie del quartiere Giardino e della città.


VIA MARIO POLEDRELLI 3

Costruzione: Gennaio 1928 - Ottobre 1928

Categorie

  • scuola | edificio pubblico

Tag

  • Scuola Poledrelli | Girolamo Savonuzzi | Ferrara città del Novecento

Storia dell'edificio

La costruzione dei numerosi edifici del rinnovamento novecentista ferrarese rispose a diverse esigenze: dalla propaganda di regime e della sua estetica, alla necessità di fornire occupazione al crescente numero di braccianti, alla urbanizzazione e/o riqualificazione di aree cittadine.

Inserito nell’allora nascente Rione Giardino, lo stabile in questione risponde e corrisponde quindi a precise necessità urbanistiche e sociali. A ciò si deve la sua stessa collocazione, all’angolo tra via Poledrelli e corso Vittorio Veneto, ovvero su un crocevia, secondo l’estetica del tempo destinati a ospitare strutture-simbolo, come in questo caso appunto: una scuola, già di per sé cruciale, per di più ideata perché fosse all’avanguardia, concepita nel rispetto dei “più recenti suggerimenti dell’igiene scolastica e della didattica” parole di Girolamo Savonuzzi, riportate anche in M. Peron, La Fortezza del Papa. Ferrara 1598-1859, Liberty House, Ferrara 1990, p. 154). Le dodici aule della scuola, ampie e luminose, avrebbero dovuto poter ospitare fino a 720 alunni (60 per ogni classe) e già tra il ’29 e il ’30 ne ospitarono 564.

Anche l’aspetto neo-estense si ricollega a uno dei principi fondanti di quella che fu successivamente denominata Addizione Novecentista, ovvero il desiderio del gerarca fascista Italo Balbo di riportare Ferrara agli antichi fasti della famiglia d’Este, proprio a partire dal rinnovamento urbanistico-architettonico. Fu quello uno degli ideali-guida dell’amministrazione comunale, attuato nel concreto dal podestà Renzo Ravenna, legato a Balbo da un vincolo di amicizia.

A Ravenna, tra l’altro, si deve la riconferma di Girolamo Savonuzzi nel ruolo di ingegnere capo del Comune, nonostante le idee antifasciste, per le quali a Ferrara fu eletto assessore socialista nel 1919 e venne costretto alle dimissioni al volgere dell’anno successivo. Tra i protagonisti della trasformazione urbanistica e architettonica della Ferrara di inizio Novecento, fu proprio Girolamo Savonuzzi a progettare questo edificio scolastico, eretto tra gennaio e ottobre 1928 dall’impresa di Alessandro Zaccarini. La progettazione a firma di questo importante ingegnere costituisce di per sé un elemento notevole, dal momento che egli più spesso curava i piani regolatori e l’urbanistica, affidando i disegni al fratello Carlo (Ferrara, 1897 - San Remo, 1973), a sua volta ingegnere comunale.

L’opera nasce ad uso scolastico, destinazione che ha mantenuto nel tempo sino ad oggi.

La sua intitolazione è a Mario Poledrelli, nato a S. Nicolò (FE) il 17 luglio 1893 e deceduto il 4 giugno 1917 nella Battaglia dell’Isonzo. Di umili origini, autodidatta, patriota, è deceduto in giovane età combattendo per la patria senza che sia stato poi rinvenuto il corpo. Anche l’intitolazione corrisponde dunque alle tipiche modalità di regime.

L’edificio scolastico, vincolato dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio, è di proprietà del Comune e l’uso attuale si mantiene coerente con quello originario. La struttura ospita infatti il “Plesso Poledrelli”.

Oggi, come si legge sulla webpage del Plesso (http://scuole.comune.fe.it/2592/il-plesso-poledrelli), «accoglie complessivamente 172 bambini seguiti da 15 insegnanti di posto comune. Sono presenti anche l’insegnante di lingua inglese, di sostegno e di religione cattolica in relazione alle necessità. Sono presenti 4 collaboratori scolastici.»

Esternamente la scuola ha mantenuto il carattere e l’aspetto originari e lo stato di conservazione è buono.

 

Descrizione dell'edificio

L’edificio mostra un aspetto armonioso e rigoroso, con un fronte strada elegante e fortemente simmetrico, caratterizzato da un corpo centrale definito e risaltato, alle estremità, da due corpi laterali leggermente sporgenti, dall’altezza e dall’ampiezza più contenute, in un’alternanza volumetrica che vivacizza e alleggerisce la possanza generale. Disposto su due piani, scanditi dai marciapiani appena evidenti, già il primo livello di camminamento appare sopraelevato rispetto alla strada.

La facciata presenta evidenti tangenze con la tradizione ferrarese, nei materiali come nelle forme, tanto da far ascrivere lo stabile a quello stile ibrido locale di inizio Novecento, detto “neo-estense”, che contribuì a inserire felicemente la scuola e gli altri edifici coevi nel tessuto urbano precedente. Il cotto, il cornicione e le decorazioni in terracotta di porte e finestre richiamano immediatamente all’uso quattrocentesco caratteristico di Ferrara, come pure la pentafora scandita dalle bianche colonne esili, che campeggia al primo piano del corpo centrale, sopra il portone d’ingresso cui si accede da una gradinata in marmo bianco, richiama inevitabilmente e in modo dichiarato all’architettura rossettiana, in un esplicito riferimento a Palazzo Costabili, altrimenti detto di Ludovico il Moro (attualmente sede del Museo archeologico nazionale, in via XX settembre 122).

Lo stabile, assieme all’annessa casa del custode, suggella l’isolato tra via Poledrelli e Corso Vittorio Veneto, introducendo un lato del viale che conduce sino all’acquedotto monumentale.

Esternamente la scuola ha mantenuto il carattere e l’aspetto originari e lo stato di conservazione è buono. Per quanto concerne, invece, l’attuale organizzazione degli spazi, la webpage del Plesso Poledrelli (http://scuole.comune.fe.it/2592/il-plesso-poledrelli) riporta: «L’edificio, al quale è annesso un grande cortile alberato, è disposto su due piani ai quali si aggiunge un piano seminterrato utilizzato come deposito.

Aule n. 10

Palestra

Laboratori: informatica e lingua straniera

Biblioteca alunni

Salone polifunzionale

Refettorio

Ampio cortile

Aula per intercultura e/o recupero

Aula insegnanti

Al piano terra sono ubicate la mensa, l’aula di informatica, mentre al primo piano, al quale si accede da scale interne, si trovano un grande salone multifunzionale utilizzabile per spettacoli o attività comuni, una biblioteca alunni, il laboratorio tech, oltre alle aule comuni, di cui una attrezzata con la LIM (lavagna Interattiva Multimediale).»

 

Collocazione nel contesto urbano

L’edificio in questione si colloca fisicamente e idealmente in quell’area ridefinita a inizio Novecento dal progetto di urbanizzazione e riqualificazione avviato dopo il 1910 dall’ingegnere Ciro Contini (Ferrara, 25 febbraio 1873 - Los Angeles, California, U.S.A. 1952) secondo i principi moderni. Lo stesso nome del rione, Giardino, si lega al suo progetto di città-giardino per quella zona di Ferrara anticamente occupata da Castel Tedaldo e dalla delizia che al tempo degli estensi si ergeva sull’isola di Belvedere. Sulle loro spoglie, dopo la devoluzione estense, fu costruita la Fortezza Pontificia, una piazza d’armi, magazzini e altre strutture, che nella seconda metà dell’Ottocento furono demolite per lasciare il posto a quella che a lungo fu la Spianata e che con l’urbanizzazione di inizio Novecento portò alla concezione e all’avvio dell’attuazione di quella che Carlo Bassi definì Addizione Contini (Ferrara rara. Perché Ferrara è bella, Cernobbio, Archivio Cattaneo editore in Cernobbio, 2015, p. 42).

Essa prevedeva lì l’abbattimento delle vicine mura e la realizzazione di una vasta area verde, che fu in effetti intrapresa nei primi anni del Novecento. Il progetto fu però interrotto dalla prima guerra mondiale.

Su volontà di Balbo e del podestà Ravenna, la ripresa dei lavori, dopo il 1926, portò a una ridefinizione del progetto di Contini e venne avviata la realizzazione di quanto ancora oggi è apprezzabile: l’abbattimento fortunatamente solo parziale delle mura e la nascita dell’asse di Corso Vittorio Veneto, caratterizzato dalle villette signorili e dal serbatoio monumentale dell’acquedotto, in cui si inscrive anche lo stadio “Paolo Mazza”, progettato da Carlo Savonuzzi e inaugurato il 20 settembre 1928. È in quella zona e nelle aree limitrofe che si collocano i principali esempi di espressioni liberty e neo-estensi, che rappresentano, tra l’altro, il tentativo del regime di innestare i nuovi principi estetici nella tradizione architettonica locale precedente e caratterizzante della città.

Fu quella solo una parte della cosiddetta Addizione Fascista (C. Bassi, cit. p. 43), che si è estesa ad altre zone di Ferrara: un intervento massiccio, a livello urbanistico e architettonico, che incluse il riassetto stradale, fognario e della pubblica illuminazione, che unì il recupero dell’esistente alla realizzazione di nuove costruzioni ispirate ai principi razionalisti, ma anche capaci di segnare una continuità con la tradizione locale. Tale intervento si protrasse per tutto il periodo fascista e oltre, con alcune opere compiute nel dopoguerra. Alla complessità e all’estensione diacronica di tale intervento si deve la più corretta denominazione di Addizione Novecentista.

 

L'edificio negli itinerari turistici

La scuola Poledrelli è situata a 750 m dalla stazione ferroviaria, a 500 m dall’Acquedotto monumentale, a 250 m dall’inizio di viale Cavour, dunque in stretta prossimità alle ville liberty, al Palazzo dell’Aeronautica, a Palazzo Panfilio, all’ex Casa del Fascio, allo stadio “Paolo Mazza”.

Vincolato dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio e segnalato in diverse pubblicazioni relative alla Ferrara moderna, l’edificio è ora parte dell’itinerario Ferrara città del Novecento.

Testimonianza

«È l’ennesimo edificio sorto in un crocevia dell’erigendo Rione Giardino, necessitante per l’appunto di costruzioni-simbolo che connotassero inequivocabilmente gli angoli del nuovo reticolo viario sia in chiave urbanistica che “sociale”.»

(L. Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Alinea editrice, Firenze 1995, p. 114)

 

Note

Scheda a cura di Barbara Pizzo

 

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara