Scheda: Soggetto - Tipo: Persona

Ercole I d'Este

Dosso Dossi, Ritratto di Ercole I d'Este © Galleria Estense Modena

Ariosto inizia la sua attività di letterato di corte con Ercole I d’Este. Per lui si occuperà di realizzare commedie e di allestire spettacoli teatrali, e di lui vanterà spesso la grande munificenza.


Nascita: 1431

Morte: 1505

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  • via | porta | parco | orto | mura | letterato | impiegato | guerra | duchessa | duca | casa | battaglia | ampliamento | alleanza

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  • La città di Ludovico Ariosto

Ariosto alla corte di Ercole I d'Este

In giovinezza, poco più che vent’enne, Ariosto aveva frequentato assiduamente la corte di Ercole I d’Este dove era assunto come stipendiario di corte, incaricato dell’organizzazione di feste e della composizione di testi per gli spettacoli teatrali. Nelle sue ambizioni vi era quella di essere impiegato stabilmente all’interno della corte estense, in una delle occupazioni che solitamente si riservavano a umanisti e letterati e che gli avrebbero assicurato una sistemazione dignitosa e non eccessivamente impegnativa. La figura di Ercole è particolarmente sentita ed elogiata nell’opera ariostesca e nel Poema dove in più occasioni l’Ariosto non manca di tessere le lodi sulla grandezza del Duca estense, sia nelle imprese civili che nelle belliche.


Ercole or vien, ch’al suo vicin rinfaccia,
col piè mezzo arso e con quei debol passi,
come a Budrio, col petto e con la faccia
il campo volto in fuga gli fermassi;
non perché in premio poi guerra gli faccia,
né, per cacciarlo, fin nel Barco passi.
Questo è il signor, di cui non so esplicarme
se fia maggior la gloria o in pace o in arme.
(O. F. III, 46)


L’episodio si riferisce all’aiuto portato dagli estensi nella guerra dei Veneziani contro i Fiorentini di casa Medici. In questa occasione Ercole diede prova di grande valore, durante la battaglia di Budrio del 1467, perdendo tre cavalli e rimanendo ferito al piede destro, riuscendo tuttavia a evitare la disfatta dell’esercito veneto. Dimenticando la gratitudine per tale impresa, Venezia ricompensò il Duca scagliando un attacco su Ferrara nel 1482 e spingendosi fino al Barco e alla Delizia di Belfiore e compiendo saccheggi nelle chiese di S. M. degli Angeli e nella Certosa. La guerra con Venezia si concluse nel 1484 lasciando Ferrara in uno stato di grave dissesto economico. Trascorsi gli anni funesti della guerra veneziana, il Duca si affermava come signore amante di giostre, tornei cacce corse musiche e spettacoli teatrali e di ogni festosità, riservando un particolare plauso alle commedie dell’Ariosto.
Di lui il Poeta evidenzierà la passione per la caccia a cui dedicò la costruzione all’interno della Delizia di Belfiore del famosissimo Barco, un vasto parco adibito a riserva di caccia privata animato da caprioli, lepri, cinghiali. Ma ciò che di sicuro decretò la fama e la magnificenza di Ercole fu l’aver commissionato i lavori di bonifica che ricattarono Ferrara, in parte, dalle paludi che ricoprivano il suo territorio e soprattutto, per aver commissionato quell’imponente opera di ampliamento della struttura urbana di Ferrara nota come Addizione Erculea, che Ariosto non mancherà di citare nel Furioso. Nei vaticini della maga Melissa danno lodi smisurate al Duca, per le magnifiche opere realizzate in favore di Ferrara:


E quanto più aver obligo si possa
A principe, sua terra avrà a costui;
.. perché fia de le paludi mossa
tra campi fertilissimi da lui;
…. la farà con muro e fossa
meglio capace a’ cittadini sui,
e l’ornerà di templi e di palagi,
di piazze di teatri e di mille agi.
(O. F. III, 48)

La vita del Duca

Ercole I, figlio di Niccolò III e della sua terza moglie, Ricciarda di Saluzzo, fu marchese d’Este, e secondo duca di Ferrara, Modena e Reggio dal 1471. Si Sposò nel 1473 con Eleonora d’Aragona, un matrimonio che proseguiva la politica di conciliazione verso gli altri comuni italiani, ma che venne visto in maniera negativa da Venezia, insospettita dalle alleanze che il Duca stava stringendo. La duchessa Eleonora, donna di grande cultura, si mostrò una consorte leale e di grande saggezza, la cui forza d’animo fu determinante nel costruire i rapporti diplomatici si all’interno della corte che con gli altre stati.

La tensione tra Ferrara e Venezia sfociò nella guerra per i territori del Polesine, che il Duca perse siglando nel 1484 la pace di Bagnolo. Come Duca si rese artefice di una politica di distensione tra i vari Stati della penisola. Nel 1494, quando l’Italia era travagliata degli scontri per la discesa dell’esercito francese di Carlo VIII, i Ercole riuscì a non farsi coinvolgere nel conflitto assumendo invece un ruolo di mediatore tra l’esercito francese e i vari eserciti italiani. Ercole I d’Este fu infatti il promotore di una politica di pace che cercava di portare avanti grazie soprattutto a matrimoni e alleanze strategiche. Occasioni queste che voleva favorire attraverso le numerose feste, musiche e rappresentazioni teatrali che si susseguivano in gran numero ai tempi di Ariosto. Tra matrimoni più rilevanti che Ercole stipulò, vi sono le nozze nel 1491 del primogenito Alfonso con Anna Sforza, mentre nel 1480 fidanzava la figlia Isabella con Francesco Gonzaga marchese di Mantova e prometteva l’altra figlia, Beatrice, a Ludovico il Moro, Duca di Milano. Ulteriore esempio della sua abilità diplomatica fu la capacità di destreggiarsi tra il supporto alle truppe di Luigi XII che nel 1499 si stavano spostando verso l’Italia e le mire espansionistiche dello Stato Pontificio e dalle milizie di Cesare Borgia. Riuscì ad evitare l’alleanza con la Francia rendendole comunque omaggio, e a stringere un patto con il Papa dando in moglie nel 1501 al figlio Alfonso, rimasto vedovo, Lucrezia Borgia, sorella di Cesare e figlia illegittima di papa Alessandro VI.
Al nome di Ercole I d’Este si lega la munificenza nelle attività di abbellimento di Ferrara,su tutti l’ampliamento delle mura cittadine grazie all’imponente opera dell’Addizione Erculea che affidò a Biagio Rossetti. Amò circondare la sua corte di artisti e poeti tra i quali il Boiardo e lo stesso Ludovico Ariosto. Ammalatosi gravemente a seguito delle ferite subite durante il conflitto con Venezia, morì il 25 gennaio 1505: “circa a sera fece venire Vincenzo da Modena; e lo fece suonare per spazio d’un‘ora un clavazambolo coi pedali, pigliandone sua signoria grande piacere, e di sua man di continuo battendo la misura” (Chiappini 2001, p. 230).

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Stefania De Vincentis