Scheda: Evento - Tipo: Storico

Strage di Ferrara o Eccidio del Castello Estense

Lapide in memoria dei caduti Vita Finzi, Teglio, Piatti, Colagrande. Fotografia di Paola Boccalatte, 2015

All’alba del 15 novembre 1943, davanti al muretto del Castello Estense, i fascisti uccidono 11 persone come rappresaglia per l’assassinio del federale Igino Ghisellini.


Lat: 44.837511 Long: 11.620143

Data dell'evento: 15 Novembre 1943

1. L'eccidio

Sono passati appena due mesi dall’armistizio dell’8 settembre e a Verona si sta tenendo il primo Congresso della Repubblica Sociale Italiana: proprio qui viene data la notizia che Igino Ghisellini, il federale di Ferrara, è stato assassinato nei pressi di Bologna. Immediatamente dall’assemblea si levano le grida di vendetta: “A Ferrara! Tutti a Ferrara!”. Le squadre da Verona arrivano in città verso le 20. Iniziano le retate e in poche ore 72 cittadini sono raccolti nella caserma Littorio di piazza Fausto Beretta. Fra gli ostaggi c’è anche l’anziana maestra socialista Alda Costa, perseguitata per vent’anni dalla polizia fascista.

Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane dal 7 ottobre si selezionano – non si sa ancora in base a quali criteri – i dieci cittadini da passare per le armi per vendicare la morte del Federale Ghisellini.

All’alba del 15 novembre, davanti al muretto Castello Estense vengono fucilati Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli; infine il giovane ferroviere Cinzio Belletti, che tornando dal lavoro ha assistito alla strage, viene inseguito per non essersi fermato all’alt e assassinato in via Boldini. I cadaveri vengono lasciati davanti al muretto per tutta la mattina, come monito per i ferraresi. Solo l’Arcivescovo Ruggero Bovelli con un duro intervento presso le autorità fasciste riesce a far spostare i corpi.

Secondo lo storico Claudio Pavone quello del 15 novembre 1943 può essere considerato come il primo eccidio di guerra civile in Italia.

L’episodio è narrato da Giorgio Bassani nel racconto Una notte del ’43 e ripreso nel film di Florestano Vancini La lunga notte del ’43.

2. Testimonianza di Giorgio Bassani

«Erano undici: riversi, in tre mucchi lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi (di lontano, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia), era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l’uno dall’altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite».

Giorgio Bassani, “Una notte del ‘43”

 

3. Testimonianza di Corrado Israel De Benedetti

“Quel 15 novembre ero già a letto (avevo 15 anni) quando una scampanellata alla porta mi sveglia di soprassalto. Sento qualcuno che sale le nostre scale e poi vedo la mamma affacciarsi sulla porta della mia camera. ‘Corrado alzati, sono arrivati due carabinieri e vogliono che tu vada con loro per chiederti qualcosa…’. La mamma piangendo mi aiuta a vestirmi e quando usciamo nella notte fredda e umida io, sconvolto e confuso, cammino in mezzo a quei due (mi sentivo molto Pinocchio). Arriviamo alla Caserma Littorio e lì mi fanno entrare. In principio non vedo niente: una sala fredda e umida, con il fumo di sigarette accese e tanta gente, uomini e donne, che camminano in tondo per scaldarsi. […] Verso le 3 del mattino entra di volata un gruppetto di camicie nere che urlano verso di noi ‘Quanta carne da macello!’. Escono e poi ritornano e uno di loro legge una lista di 4 nomi, tra cui quello del Senatore [Emilio Arlotti, ndr] – e ordinano loro di uscire. ‘Vedi – mi dice il mio protettore – se hanno chiamato il senatore, vuol dire che quelli li mandano a casa’. Invece li portavano al muretto della morte. Un’ora dopo ci viene ordinato di uscire tutti quanti, ci mettono accanto a un muro e di fronte a noi camicie nere con i mitra puntati. Il mio amico mi caccia dietro di lui, per proteggermi. Dopo alcuni eterni minuti sotto una pioggia sottile ci viene ordinato di metterci in marcia. Attraversiamo la città senza incontrare nessuno, sempre scortati da militi armati”.

 

4. Mostra Per non dimenticare

La mostra Per non dimenticare è stata realizzata dal Comune di Ferrara in occasione del settantesimo Estense (1943-2013) con la collaborazione dell'Istituto di Storia Contemporanea. L'esposizione, con allestimento dello Studio Sigfrida, è stata curata Anna Maria Quarzi con la collaborazione di Giulia Aguzzoni.

Una successione di pannelli autoportanti sagomati con immagini e testo raccontava le vicende umane degli undici uccisi presso il muretto del Castello e ai Rampari di San Paolo all'alba del 15 novembre 1943. Le sagome, di forte impatto emotivo, richiamavano con particolare evidenza gli avvenimenti di quella lunga notte immortalata anche dal racconto di Giorgio Bassani e dal film di Florestano Vancini. L'allestimento è stato presentato per la prima volta durante la cerimonia al muretto del Castello nel corso delle celebrazioni commemorative del novembre 2013.

Sitografia

  • resistenzamappe.it/ferrara-fe_persecuzioni-corso_martiri_della_liberta.all
  • https://www.youtube.com/watch?v=63N-DStTetc

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Federica Pezzoli