Le lapidi sul complesso di via Mazzini 95. Fotografia di Edoardo Moretti, 2015. © MuseoFerrara

Ferrara ebraica

“La verità è che i luoghi dove si ha pianto, dove si ha sofferto, e dove si trovarono molte risorse interne per sperare e resistere, sono proprio quelli a cui ci si affeziona di più.”

 

Giorgio Bassani, Cinque storie ferraresi. Dentro le mura, Feltrinelli, Milano 2012

1. Ferrara ebraica

La storia della presenza ebraica a Ferrara si dipana lungo circa sette secoli ed è intimamente intrecciata a quella della città; i primi insediamenti risalgono agli anni attorno al 1100 mentre i documenti ricordano attività commerciali di ebrei a partire dal 1227.

Nel corso del Quattrocento, grazie alle politiche illuminate dei duchi d'Este, la comunità si ingrandisce accogliendo gli esuli cacciati da altri Paesi, in particolare gli ebrei spagnoli (1492), portoghesi (1498) e tedeschi (1530). La seconda metà del XV secolo e il Cinquecento segnano l'età d'oro degli ebrei di Ferrara, vero e proprio centro della cultura ebraica in Italia e si aprono varie sinagoghe fra cui quelle del complesso di via Mazzini 95. Degna di nota la Scola Spagnola, fondata dagli ebrei originari della penisola iberica, giunti in seguito all'invito del duca Ercole I d'Este a stabilirsi a Ferrara e a esercitare i propri commerci e le proprie attività, contribuendo così alla fortuna della città. Fra gli ebrei sefarditi che raggiungono la città ci sono stampatori, medici e mercanti.

Con il passaggio di Ferrara allo Stato della Chiesa, nel 1598, inizia la decadenza della comunità. Nel tempo si moltiplicano limitazioni e proibizioni che culminano con la segregazione nel ghetto (1627), individuato nella zona tra via Sabbioni (oggi via Mazzini), via San Romano e via Gattamarcia (oggi via Vittoria). La chiusura del ghetto dura oltre un secolo, con una temporanea apertura durante l'occupazione francese, nel 1796. La segregazione cessa definitivamente con l'Unità d'Italia.

All'inizio del Novecento la comunità conta oltre 1000 iscritti, partecipi della vita civile e culturale. Nel 1938, con la promulgazione delle leggi razziali, hanno inizio le persecuzioni e, tra il 1941 e il 1945, i fascisti razziano e distruggono i beni della comunità. 156 ebrei vengono deportati nei campi di sterminio.

Le tracce della presenza ebraica in città non si sono mai perse, semmai sono rimaste sopite, incluse nel patrimonio culturale della città. Non è un caso, quindi, che proprio a Ferrara sia istituito, nel 2003, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), il cui scopo è far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano e di offrire testimonianze delle persecuzioni razziali e delle tragiche vicende della Shoah in Italia.

2. Il cantiere di ricerca

Il cantiere di ricerca nasce dall'intenzione di riscoprire i legami fra la città estense, il suo territorio e la cultura di una minoranza che ha contribuito a formare Ferrara come la conosciamo oggi. Non è un caso se gli attori principali di questa indagine siano Ferrara Arte e l'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, due enti che partecipano attivamente allo studio del passato quale mezzo per la definizione del presente.

MuseoFerrara apre con un primo cantiere di ricerca dedicato alle tracce storiche, architettoniche, urbanistiche, documentarie, della presenza ebraica in città, con l’intento di rendere visibili e ben identificabili i segni che la città conserva nelle vie, nei palazzi e nei monumenti. Le anime e il motore di questo cantiere sono stati i curatori Anna Maria Quarzi, Sharon Reichel, Federica Pezzoli ed Edoardo Moretti.

La storia della comunità ebraica di Ferrara, i suoi luoghi e i tanti personaggi che hanno animato la sua vita culturale e quella dell'Italia tutta, meritano di essere riscoperti.