Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Tempio Italiano

Tempio italiano. Fotografia Meneghetti. © IAT Ferrara - Ferrara Terra e Acqua

La sinagoga italiana o Tempio Grande Italiano è la più antica delle tre sinagoghe ospitate nel complesso di via Mazzini. Nel corso dei secoli subisce vari ampliamenti e cessa di essere adibita al culto dopo le devastazioni subite durante la Seconda Guerra Mondiale. Giorgio Bassani la cita nel suo “Giardino dei Finzi Contini”.

 


VIA GIUSEPPE MAZZINI 95

Notizie dal: 1457
L’ufficio dell’Inquisizione concede alla Comunità ebraica l’apertura di una sinagoga pubblica in via dei Sabbioni (via Mazzini)

Notizie dal: 1485
Ser Mele lascia alla Comunità lo stabile di via Mazzini perché diventi centro di preghiera e di studio

Ampliamento: 1577

Restauro: 1865 - 1867

Distruzione: 1944
Distruzione a opera dei nazi-fascisti

1. XV e XVI secolo

Il primo atto che riconosce l’oratorio di via dei Sabbioni (via Mazzini) come sinagoga di tutti gli ebrei di Ferrara, differenziandolo così dai lavacri e dagli oratori di famiglia, si trova in un documento dell’Ufficio dell’Inquisizione del 1457. Al tempo del lascito del complesso in via dei Sabbioni da parte di Ser Mele alla comunità ebraica ferrarese, nel 1485, la sinagoga si trova in una piccola aula al secondo piano e occupa la porzione occidentale della sala dell’attuale Tempio Italiano.

Nel XVI secolo la sinagoga di Ser Mele è diventata troppo piccola e nel 1577 la comunità chiede e ottiene il permesso di iniziare i lavori di ampliamento e abbellimento: l’aula assume così la dimensione attuale di circa 163 metri quadrati.

2. Dall’emancipazione alla seconda guerra mondiale

Nuove modifiche si hanno con l’abbattimento dei cancelli del ghetto, per celebrare l’emancipazione con un ammodernamento della sinagoga. Fra il 1865 e il 1867 nella sinagoga viene eliminato il soffitto a cassettoni, sostituito con quello a vele visibile ancora oggi, vengono aperte cinque grandi finestre e viene ristrutturato il matroneo sulla parete meridionale. La trasformazione più evidente dell’aula è l’avvicinamento di bimah (la tribuna da cui si legge la Torah) e aron (armadio dove sono custoditi i rotoli della Torah) in un’unica area delimitata da una balaustra di marmo, oggi nella Sinagoga tedesca.

Dopo cinque secoli il Tempio Italiano cessa di avere funzione di culto nel 1944. Nel settembre di quell’anno nella sinagoga italiana vengono rinchiusi tutti gli ebrei catturati a Ferrara nell’ultima grande retata di febbraio, in tutto 55 fra anziani, donne e bambini, poi deportati a Fossoli e di qui ad Auschwitz. Poco dopo l’aula viene saccheggiata e distrutta dai nazi-fascisti. L’unica cerimonia celebrata da allora è quella in memoria delle vittime delle persecuzioni nei giorni del Kippur (giorno dell’espiazione) del 1945.

3. Il dopoguerra

Tra il 1952 e il 1957 l’aula viene arredata con tre aronot (plurale di aron): una ricompone alcuni pannelli dell’aron italiano, mentre gli altri due provengono dalla sinagoga spagnola in via della Vittoria, distrutta anch’essa durante la seconda guerra mondiale. Inoltre vi si collocano alcuni arredi lignei del Tribunale Rabbinico. Negli anni Novanta del Novecento, grazie anche a finanziamenti statali, sono intrapresi nuovi lavori di restauro e nel 1993 nell’atrio viene posta una lapide a ricordo delle persone qui rinchiuse nel 1944, inaugurata solennemente da Giovanni Spadolini.

4. L'edificio oggi

L’ex Tempio Italiano si presenta oggi come un ampio salone a pianta rettangolare, usato per lo più come sala conferenze. Inoltre ogni anno ospita un centinaio di persone per la celebrazione del Seder di Pesach (la cena della Pasqua ebraica).

Alle pareti alcune lapidi ricordano importanti personaggi della Comunità ebraica ferrarese fra i quali Ser Mele e Isacco Lampronti, medico e rabbino vissuto a Ferrara nel XVII secolo.

5. Testimonianze

«Quando ci incontravamo sul portone del Tempio, in genere all’imbrunire, dopo i laboriosi convenevoli scambiati nella penombra del portico finiva quasi sempre che salissimo in gruppo anche le ripide scale che portavano al secondo piano, dove ampia, gremita di popolo misto, echeggiante di suoni d’organo e di canti come una chiesa – e così alta, sui tetti, che in certe sere di maggio, coi finestroni laterali spalancati dalla parte del sole al tramonto, a un dato punto ci si trovava immersi in una specie di nebbia d’oro – c’era la sinagoga italiana».

Giorgio Bassani, “Il giardino di Finzi Contini”, p. 26

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Ente Responsabile

  • Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

Autore

  • Federica Pezzoli
  • Sharon Reichel