Max Ascoli e Ferrara - page 13

12
vità critica del suo pensiero di scegliere e di decidere autonomamente, secondo
valori ispirati ad un diritto naturale ed universale, e non imposti da uno Stato
cosiddetto etico, la logica conclusione che ne derivava era che in un Paese de-
mocratico dovevano esserci strutture e servizi pensati e voluti per tutta l’utenza,
accessibili e fruibili pienamente, senza alcuna distinzione né di censo né di raz-
za.
La complessa personalità di Max Ascoli, i suoi legami affettivi con la città di
Ferrara, il suo interesse per le istanze socio-politiche del territorio sono rico-
struiti nelle due sezioni che precedono il capitolo, concernente la donazione
della clinica oculistica, ritorno munifico di Ascoli alla città estense.
Il primo capitolo, nell’intento di connotare il “quid” che comunemente si inten-
de con il termine “ebraicità”, realtà socio-culturale-religiosa di appartenenza di
Max Ascoli, utilizza come chiave di lettura l’inusuale prospettiva della storia
della mentalità. In quest’ottica i fatti storici, concernenti la presenza ebraica a
Ferrara, le caratteristiche di questa Comunità sono la punteggiatura di una pro-
cessualità di vita, fatta di conflittualità, interazioni, integrazioni, esclusioni e
persecuzioni.
La ricostruzione storica tracciata evidenzia, nel farsi della presenza ebraica a
Ferrara, alcune caratteristiche tipiche di questo popolo, che appaiono, sia pure
con sfumature diverse, coniugate alle doti originali della personalità di Max
Ascoli come elementi fondamentali della sua Weltashaung. Così la cultura, l’in-
traprendenza, il senso di responsabilità verso se stessi, la Comunità ed il pro-
prio Paese, la profonda laicità ed il forte senso del privato e della famiglia, evi-
denziati nelle vicende del popolo ebraico, unite alla singolarità ascoliana di una
forte coerenza ed al suo imperativo etico di inverare nella prassi il suo organi-
co percorso teoretico, consentono un approccio verosimile, anche se non esau-
stivo alla sua figura di uomo, studioso e politico.
Il secondo capitolo, nel delineare i luoghi della formazione giovanile, della pri-
ma produzione intellettuale di Max Ascoli e delle sue vicissitudini nel periodo
fascista, ricostruisce la Ferrara del primo trentennio del Novecento. Una città di
provincia, dal passato storico glorioso, ma turbolenta per l’acuirsi di una esa-
sperata disuguaglianza sociale, con una cultura prettamente rurale e dove i Caf-
fè, come il Milano, nell’avancorpo di destra del Palazzo della Ragione, erano la
“fucina” delle idee nuove, che dovevano informare il futuro.
La rivoluzione indotta dal fascismo invece, non solo consolidò le vecchie alle-
anze e confermò gli antichi centri del potere, ma operò prima con la costruzio-
ne di uno stato regime, poi con la campagna razziale, una serie di oltraggi e di
“strappi” nel suo tessuto sociale.
L’analisi del fascicolo di Max Ascoli della Questura di Ferrara, relativo agli anni
1924-1942, non solo consente di focalizzare la personale storia dello studioso
1...,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 14,15,16,17,18,19,20,21,22,23,...146
Powered by FlippingBook