Max Ascoli e Ferrara - page 20

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La presenza ebraica a Ferrara
La fondamentale opera di Adriano Franceschini
[1]
sulla “
Presenza ebraica
a Ferrara
”, registra nel comprensorio della città, fin dal 1227, atti giuridi-
ci come testamenti, responsi legali, concessioni di godimento di beni
con contratti di livello o di affitto, indici di un insediamento ebraico nel-
la zona. La loro frequenza, a partire dalla metà del Duecento, oltre a te-
stimoniare la stabilità e la consistenza di tale stanziamento, mette in luce
l’interazione, nel campo del commercio e in genere degli affari, tra la co-
munità cristiana e quella israelitica.
Le prime famiglie ebree si stabilirono a Ferrara in Via Centoversuri
[2]
,
e
successivamente nella Giudecca (l’attuale Via Giovecca)
[3]
nei pressi delle
antiche mura medievali. L’antisemitismo, indotto dalla condanna della
Chiesa contro i “
perfidi giudei
”, colpevoli di deicidio
[4]
, aveva spinto gli
Ebrei, non solo a vivere per paura nelle città, ma anche a raccogliersi,
con abitazioni e botteghe vicine, in una o più vie, chiamate “
giudecche
[5]
”.
I primi nuclei familiari di Ebrei ferraresi provenivano da Roma, dove già
nel II secolo a.C. esisteva una fiorente comunità ebraica
[6]
originaria del
nord Italia e della Germania.
Erano venditori ambulanti, piccoli commercianti, medici, professionisti
che godevano a Ferrara di immunità, garantite con un’ordinanza del
1275, che nemmeno il Papa o il Marchese d’Este potevano ignorare o
eludere
[7]
.
Mentre la quasi totalità della popolazione cristiana era analfabeta
[8]
, il
gruppo ebraico, invece, si distingueva per la cultura, che di per sé apri-
va a nuove prerogative, sempre incalzanti, che rifuggivano da ogni iner-
zia e ristagno.
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