Max Ascoli e Ferrara - page 25

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Il Ghetto
La bolla di Papa Paolo IV, “
Cum nimis absurdum
”, nel 1555, proclamava
che era assurdo permettere agli Ebrei di Roma “
di abitare nei migliori
quartieri della città, di impiegare domestici cristiani e di lasciarli abusa-
re della bontà cristiana… ragion per cui decretava… la loro concentra-
zione dietro i muri di un ghetto… sulle rive del Tevere… e la proibizione
di qualsiasi commercio, salvo quello degli abiti usati
[37]
.
Questi provvedimenti non erano che l’applicazione della legislazione ca-
nonica dei secoli passati, ma Papa Paolo IV li volle rendere esecutivi al-
la lettera, per cui tutti gli ebrei di Roma furono costretti a traslocare nel
ghetto
[38]
.
Nel 1598, con la “
devoluzione
” di Ferrara al papato, vennero applicate,
anche nell’ex ducato estense, le norme che regolavano la presenza nel
territorio della comunità ebraica.
L’editto del 13 agosto 1624 del Legato di Ferrara, cardinale Francesco di
San Marcello, in ottemperanza alle bolle papali passate ed al volere del-
l’allora Papa Urbano VIII, intimava agli Ebrei di Ferrara di concentrarsi
tutti in Via dei Sabbioni e tre vie adiacenti a questa
[39]
. “
Habbiamo risolu-
to di racchiudere dentro un Ghetto tutti gli Hebrei di quella Città, da fa-
bricarsi in una parte della via de Sabbioni, e nelle strade di Vigna taglia-
ta, Gatta marza, e altre stradelle contigue
[40]
.
L’Editto prevedeva che i Cristiani, che avevano botteghe o case nelle
strade coinvolte dal Ghetto, dovessero, sotto pena di 500 scudi, affittarle
ad un prezzo giusto agli Ebrei.
Cinque portoni (due di marmo
[41]
per la Via Sabbioni, verso Piazza di San
Crispino e alla fine della strada, all’incrocio con Via Sant’Agnese; due
1...,15,16,17,18,19,20,21,22,23,24 26,27,28,29,30,31,32,33,34,35,...146
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