Max Ascoli e Ferrara - page 32

31
su ventidue rivendite di cereali, sedici erano condotte da Ebrei; su dodi-
ci cambiavalute o banchieri privati, undici erano Ebrei; su trentatre suc-
cursali di assicurazioni nazionali, sedici erano gestite da Ebrei. Ebrei era-
no anche esponenti della grande proprietà terriera come la famiglia Za-
morani che possedeva 2433 ha, o la famiglia Tedeschi che ne coltivava
1516 ha, o la famiglia Magrini che ne aveva quasi 1000 ha. Ebrei erano
anche alcune importanti famiglie della borghesia industriale come le im-
prese manifatturiere Hirsch, Santini e Rietti
[70]
.
Gli Ebrei della fine del 1800, attribuirono la raggiunta libertà a casa Sa-
voia, al liberalismo laico del XIX sec., alla nuova nazione in cui risiede-
vano da generazioni e di cui finalmente facevano parte a pieno titolo
[71]
.
I numerosi professionisti della Comunità, ben integrati nel ceto medio,
videro nell’attesa emancipazione l’aprirsi di una nuova epoca che final-
mente garantiva, anche giuridicamente, la progressiva assimilazione, già
da tempo in atto nella penisola italiana. Nella nuova temperie ideologi-
co-politica del giovane Stato italiano gli Ebrei operavano costruttivamen-
te con la percezione e consapevolezza di essere parte attiva del loro
paese e forza importante per il suo sviluppo.
Forse per un prevalere, dopo il periodo di cattività storica del ghetto,
dell’assetto politico-sociale su quello religioso, la maggior parte di essi
aveva abbandonato l’osservanza sacra, per cui, in pochi, frequentavano
la sinagoga oppure limitatamente alle feste ebraiche. A questo proposito
la madre dei fratelli Rosselli
[72]
, Amelia, scriveva: “
Eravamo ebrei ma pri-
ma di tutto italiani. Anch’io perciò, nata e cresciuta in quell’ambiente
profondamente italiano e liberale, non serbavo della mia religione che la
pura essenza di essa, dentro al mio cuore. Elementi religiosi unicamente
di carattere morale: e fu questo l’unico insegnamento religioso da me da-
to ai miei figlioli
” (Zuccotti, 1995)
[73]
.
E ancora il figlio di Amelia, Nello Rosselli, al Convegno Giovanile Ebrai-
co, tenutosi a Livorno nel novembre 1924, così esprimeva il suo rappor-
to con la religione dei padri: “
…io sono un ebreo che non va al Tempio
di sabato, che non conosce l’ebraico, che non osserva nessuna pratica di
culto. Eppure tengo al mio ebraismo… che vuol dire coscienza monotei-
stica… perché ho vivissimo il senso della mia responsabilità personale e
quindi della mia ingiudicabilità da altri che dalla mia coscienza e da
Dio; …perché considero con ebraica severità il compito della nostra vita
Max Ascoli e Ferrara
L’emancipazione
1...,22,23,24,25,26,27,28,29,30,31 33,34,35,36,37,38,39,40,41,42,...146
Powered by FlippingBook