Max Ascoli e Ferrara - page 18

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Una suggestiva ipotesi di lettura
della realtà ebraica a Ferrara,
radice della Weltashaung di Max Ascoli
Non si riesce ad intuire l’entità e la forza del legame tra Max Ascoli e
Ferrara, sua città di origine, se si prescinde dalla presenza della comuni-
tà ebraica in questa città. Senza capire e approfondire il ruolo che il
gruppo israelitico ha avuto nella storia e nella cultura cittadina, non si
possono infatti percepire le valenze di questa esistenza importante, com-
plessa, multiforme, diversa e talvolta anche contraddittoria nelle sue ma-
nifestazioni.
Giorgio Bassani, con la perspicacia e la sensibilità dell’artista, ha velato e
svelato l’“
animus
” ebraico; ha emozionalmente fatto scoprire al lettore
che avvicinare un personaggio ebreo è avvertire una qualità tipica e nel-
lo stesso tempo atipica di questo “
quid
”. In altre parole ha mostrato che
è impossibile considerare la singola persona senza il suo contesto fami-
liare e quello della comunità, perché ognuno è un unicum, una indivi-
dualità, ma all’interno di una fitta rete di rapporti di parentela, di solida-
rietà, di consonanza di idee, di stile di vita e di tradizioni perpetuate.
L’indagine storica, che epistemologicamente si basa su documenti e cer-
ca di spiegare processi e dinamiche con lo scopo di rendere chiaro e
pregnante di senso il proprio presente rispetto al tempo precedente, non
sembra, a prima vista, favorire l’accesso a questo mondo spirituale fatto
di legami, consuetudini, affetti e sentimenti. In realtà un’articolata e fon-
data conoscenza dei fatti, di circostanze, di luoghi aggancia, invece,
emozioni e passioni del tempo passato al reale concreto, al vissuto quo-
tidiano del proprio spazio, della propria città.
Anche il “
patire cum
”, la cum-passione, che scaturisce dall’irrompere
della categoria dell’orrore nella storia del popolo ebraico nel Novecento,
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