Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara

Il portone di ingresso al Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara. Fotografia di Carla Corazza ©

Il Museo di Storia Naturale di Ferrara è il più importante museo naturalistico dell’Emilia-Romagna. Ebbe origine nel XVIII secolo a partire da una piccola collezione di minerali. Venne inaugurato ufficialmente nel 1872.


Lat: 44.838079 Long: 11.622437

Inaugurazione: 1872

Variazione: 1937
Trasferimento nella sede di Via De Pisis

Inaugurazione: 1952
Allestimento di Mario Francesco Canella

Ampliamento: 1999
Apertura sezione espositiva "Ambiente Terra"

Realizzazione: 1999
Sito internet del Museo

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Tag

  • Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara | Ferrara città del Novecento | Mario Francesco Canella | Quadrivio del Novecento

Storia del Museo

La storia del Museo di Storia Naturale di Ferrara è complessa e ha alternato fasi di grande espansione con fasi di regressione e chiusura, non separabili dalle vicissitudini nazionali. Un resoconto dettagliato è disponibile nel sito internet del Museo.

Per molto tempo, il Museo, nato come supporto agli insegnamenti di Storia Naturale, Zoologia ed Anatomia Comparata dell’Università, non sviluppò stretti legami con il territorio circostante, ma rimase luogo didattico che illustrava la diversità delle forme di vita nel mondo grazie a donazioni di concittadini e ad acquisti mirati. Nel 1975, quando gli istituti universitari vennero trasferiti in un nuovo edificio, il Museo divenne del tutto autonomo e, a partire dal 1982, si dedicò alla documentazione del territorio di riferimento che comprende il Delta del Po ed i suoi ecosistemi. Nel 1987 aprì una struttura di ricerca, non accessibile ai visitatori ma utilizzata da studiosi, volontari, tirocinanti e tesisti, denominata “Stazione di Ecologia del Territorio”.

 

 

Storia dell'edificio

L’edificio si inserisce in quello sviluppo urbanistico-architettonico che ha interessato Ferrara a partire dalla metà degli anni ‘20 per proseguire alacremente fino alla caduta del fascismo. Tale operazione si concretizzò attraverso l’impegno del podestà Renzo Ravenna, a cui non fu estraneo l’amico fraterno Italo Balbo.

Più propriamente il Museo di Storia Naturale è uno dei capisaldi architettonici che caratterizzano ancora oggi la ristrutturazione dell’intera area dell’ex-ospedale di Sant’Anna, detta “Quadrilatero Novecentista”. Fu realizzato dal 1935 al 1937 su progetto di Carlo Savonuzzi, redattore del Piano di ristrutturazione dell’intera area dell’ex Ospedale Sant’Anna, interessando una porzione corrispondente a una parte della corsia degli uomini (500 mq. dei totali 15000 a disposizione).

Esternamente l’edificio si presenta rispondente al progetto originale, di taglio razionalista, mentre internamente ha subito modifiche inerenti a un più razionale uso funzionale.

Denominato originariamente Istituto di Storia Naturale, il Museo ospita fin dal 1937 le raccolte zoologiche e mineralogiche fino a quel momento conservate nell’ex convento delle Martiri di via Roverella, degradato e per molto tempo inagibile ai visitatori e agli studiosi.

Il progetto del nuovo Museo fu esaminato dal Consiglio della Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi di Ferrara nell’adunanza del 28 marzo 1935, da cui emerse oltre alla generale approvazione, la richiesta di un progetto di variante in cui fosse previsto il proseguimento dello scalone fino al secondo piano, in sostituzione della modesta scaletta di collegamento fra il primo e il secondo piano.

 

Descrizione dell'edificio

Il vecchio fabbricato ospedaliero era costituito da un unico salone con il piano calpestabile posto a metri 3,30 sul livello stradale e da un sottostante seminterrato. Furono mantenuti il tetto e i muri perimetrali, rivestiti esternamente con un paramento a cortina in laterizio, e con la demolizione delle volte del seminterrato Savonuzzi riuscì a ricavare tre piani calpestabili: i primi due di altezze rispettive nette di 4 e 3,90 metri e il terzo destinato “a scopi secondari” con un’altezza di 3 metri.

Il fronte principale del Museo, speculare a quello dell’antistante Conservatorio Statale di Musica “G. Frescobaldi”, è impostato sull’asse di simmetria dell’ingresso principale. Tale ingresso appare come un portale in pietra grigia che nonostante la semplificazione stilistica, tipicamente novecentista, rimanda ai classici portali compositi, comprendenti il grande portone d’ingresso sormontato da un balcone a cui si accede dalla grande finestratura soprastante.

Un ingresso secondario è collocato sulla via Boldini.

Il museo vero e proprio si sviluppa per circa 400 mq. su due piani collegati da una scala in marmo di taglio “razionalista”, che riporta il tema decorativo di un ricciolo ligneo, ripetuto nel corrimano. Il prospetto su via Boldini fu integrato con una nuova costruzione per poter ricavare, senza togliere spazio alle sale del museo, lo studio per il Direttore e l’abitazione del custode. Inoltre sempre in questa parte aggiunta fu ricavata una scaletta per accedere al terzo piano e alla terrazza che forma il coperto praticabile della nuova costruzione.

Il vecchio tetto a falde è nascosto da un alto attico in muratura, coronato da una cornice in pietra grigia che chiude i prospetti del Museo alla maniera dello speculare edificio del Conservatorio.

 

Il Museo oggi

Il percorso espositivo inizia a piano terra, dove si trovano la sala polivalente per mostre temporanee e conferenze e l’aula-laboratorio destinata alle attività con le scuole. Prosegue al primo piano con la sezione “Ambiente Terra”, inaugurata nel 1999 per  affrontare la rappresentazione del nostro mondo da un punto di vista ecologico, e la "Sezione Sistematica" ereditata dal passato, ricca di fossili, minerali, insetti ed altri invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi.

Al secondo piano ci sono gli uffici del personale, la biblioteca specializzata e una parte delle collezioni entomologiche, malacologiche e di piccoli mammiferi. Il terzo piano ospita altre collezioni entomologiche, mentre le collezioni di minerali, fossili e di materiali zoologici in alcool si trovano a piano terra, sul retro, con il laboratorio e la Stazione di Ecologia.

Le collezioni, in continua crescita, consistono di decine di migliaia di esemplari. Sono visitabili dagli studiosi previo accordo con i curatori.

Il Museo, in collaborazione con altri enti ed associazioni, fa ricerca sulle comunità animali del territorio ferrarese e deltizio e sulla orogenesi delle Alpi venete; dà consulenza ad enti di gestione del territorio, cittadini e studiosi; organizza mostre, cicli di conferenze, convegni, corsi di formazione e perfezionamento, attività didattiche e divulgative per le scuole e le famiglie.

Una versione virtuale del Museo è pubblicata sul sito di Google Cultural Institute.


 

 

Collocazione nel contesto urbano

Il Museo va considerato di concerto con il Conservatorio e Auditorium “G. Frescobaldi”, affacciato al n. 1 di largo Antonioni, al complesso Boldini, cui si accede dal civico n. 18 di via Previati e infine alla Scuola primaria “Alda Costa”, con ingresso da via Previati al n. 31. Insieme, tali edifici costituiscono il cosiddetto “Quadrilatero Novecentista” o “Quadrivio del Novecento”, il quale si colloca, dirigendosi in direzione sud-est, a poche centinaia di metri dal Castello Estense, da Palazzo Municipale, da Piazza Trento-Trieste, e, seguendo l’asse viario corso Giovecca - viale Cavour, a poche centinaia di metri da Palazzo delle Generali, dal Palazzo dell’I.N.A. e dal Palazzo delle Poste.

Lo slargo immediatamente antistante il Museo dal 5 aprile 2019, giorno dell’inaugurazione della targa, è dedicato al regista Florestano Vancini.

 

L'edificio negli itinerari turistici

Il Museo di Storia Naturale è parte dell’itinerario Dal Medioevo al Razionalismo. Il XX secolo in 1 Km e 4 anni.

 

Testimonianze

«Parlando all’architetto Carlo Savonuzzi chiedevo perchè [sic] à preferito la pietra nuda nella sua costruzione ed egli mi fece osservare che il mattone nel ferrarese è più conveniente (nel costo) del cemento armato. Domandai anche il perchè [sic] della torre e mi fu risposto che in essa deve essere contenuta la biblioteca. Quando si venne a parlare dello stile nuovo il Savonuzzi disse: m’immagino già quello che diranno di questo mio edificio; che è troppo novecento per Ferrara.

Capitando dinanzi ad una finestra l’architetto mi mostrò la chiesa del Gesù (si vedeva come nella nostra fotografia la parte absidale) guardi un po’ quei piani e col dito sembrava toccarli - come si muovono non sembrano voluti da un architetto novecentista?! La nuova architettura la si può trovare in parte nelle absidi delle chiese barocche, nelle case pompeiane, nelle rovine assise [sic] e babilonesi, negli archi di trionfo, nei profili e nei volumi delle nostre montagne. Non le pare?

Da noi a Ferrara la natura, e di conseguenza l’architettura, vuole il predomino della linea orizzontale ma deve essere grandiosa e solenne, i piani debbono avere profili taglienti e duri come il nostro carattere. Il Castello ne è la più tipica espressione».

(Aroldo Canella, Un edificio scolastico funzionale, in «Rivista di Ferrara», a. I, n. 10, ott. 1933, p. 35s.)

 

Note

Paragrafi: “Storia del Museo” e “Il Museo oggi” a cura del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara; “Storia dell’edificio”, “Descrizione dell’edificio”, “Collocazione nel contesto urbano”, “L’edificio negli itinerari turistici”, “Testimonianze” a cura di Barbara Pizzo e Ulisse Tramonti

 

Fototeca

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Ente Responsabile

  • Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara
  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara