Scheda: Luogo - Tipo: Edifici monumentali

Torre di Santa Caterina - Castello Estense

Castello Estense - Torre di S.Caterina

La torre Panfilia (o di Santa Caterina) al tempo di Giorgio de Chirico.


LARGO CASTELLO 1

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  • mura | monumento | castello | torre

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  • Ferrara Metafisica

Alla fine dell’Ottocento il fisico Giuseppe Bongiovanni aveva allestito nel Castello Estense di Ferrara un Osservatorio Meteorologico tra i più avanzati d’Italia, collocato a quaranta metri sul livello del mare, negli ambienti in cima alla Torre di Nord Ovest, detta Torre Panfilia, perchè si specchiava  nel Canale Panfilio, tombato nel 1861.

Ai piedi della Torre è visibile ancora oggi il portoncino di legno con la targhetta smaltata e la scritta “Osservatorio”. Da qui entrava ogni giorno Bongiovanni e saliva i 162 gradini della scala a chiocciola per controllare, annotare ed elaborare le rilevazioni degli strumenti via via acquisiti o appositamente realizzati per l’Osservatorio e per la rete di stazioni termo-udometriche e sismiche che aveva allestito in provincia.

Conosciutissimo in città, Bongiovanni era arrivato a Ferrara nel 1877, appena ventiseienne, come insegnante di fisica e chimica al Liceo Ariosto poi, nel 1885, aveva ottenuto anche la cattedra di fisica sperimentale all’Università cittadina, assumendo contestualmente la direzione dell’Osservatorio Meteorico. Uomo di modestia proverbiale aveva acquisito come scienziato fama internazionale e la sua attività era sostenuta sia dalle Amministrazioni locali che centrali.

Negli atti della Deputazione Provinciale di Ferrara sono annotati annualmente gli interventi ordinari per il funzionamento dell’Osservatorio e, nel 1910, è registrato anche l’arrivo straordinario  di un telescopio, accompagnato  dall’autorizzazione ad aprire “una finestra verso mezzogiorno nella camera corrispondente al ballatoio della Torre Panfiglia e ciò per potere con maggiore comodità usarsi il grande telescopio di recente acquisto”.

Con l’approssimarsi della Grande Guerra furono le autorità militari a rivolgersi a Bongiovanni e al suo Osservatorio per condurre le indagini atmosferiche necessarie alla realizzazione di “un campo di aviazione nelle vicinanze della città”.

Ben presto le caserme di Ferrara e provincia si riempirono di giovani soldati e tra questi c’erano anche Giorgio de Chirico e Alberto Savinio (alias Andrea de Chirico) che qui intrecciarono le loro strade  con quella di Carlo Carrà, sullo sfondo della città che catalizzò la grande stagione della Metafisica.

L’Osservatorio di Bongiovanni nella Torre del Castello, il monumento che diventerà un’ icona della pittura Metafisica, rappresentò uno straordinario laboratorio per le idee dei Metafisici di passaggio a Ferrara. Lo frequentarono de Chirico e Savinio, insieme a Filippo de Pisis, con il quale avevano stretto amicizia e che di Bongiovanni era stato allievo.

Ciascuno di loro, nei propri scritti, fece esplicito riferimento a Bongiovanni e anche all’ Osservatorio, magari evocandolo semplicemente  attraverso  “i pallini  rotanti” degli anemometri.

Il primo indizio dell’incontro con Bongiovanni ce lo fornisce proprio Giorgio de Chirico, che  era arrivato nel maggio del 1915 alla Caserma Pestrini e qui, dalla finestra del suo ufficio di scritturale, vedeva “le torri scure del castello del marchese d’Este [che trovava] molto grande molto semplice molto bello”. Già nel gennaio 1916, scriverà la poesia La notte misteriosa, dedicata “all’astronomo Bongiovanni”, una lirica ribollente di immagini oniriche che si apre con due personaggi intenti a scrutare il cielo in un telescopio.

Un grande telescopio era stato collocato nell’Osservatorio della Torre pochi anni prima, forandone appositamente la parete rivolta a Sud. Ancora oggi quella parete presenta aperture peculiari, funzionali all’attività scientifica che vi si praticava, e c’è ancora l’enorme finestra aperta appena sopra la porta d’accesso al ballatoio. L’orientamento a Sud del telescopio suggerisce una disposizione intesa a seguire “i transiti”, i passaggi dei corpi celesti. Dall’Osservatorio si poteva seguire il moto degli astri e, molto probabilmente, i due fratelli de Chirico, hanno contemplato da qui, con l’aiuto di Bongiovanni, il loro doppio astrale, i Dioscuri, Castore e Polluce, le stelle principali della costellazione dei Gemelli, che passano al meridiano a una diecina di minuti l’una dall’altra, a circa 75 gradi di altezza sull’orizzonte, vale a dire molto in alto nel cielo, là dove verosimilmente puntava il telescopio del Castello.

Sulla Torre, oltre allo spettacolo della città e degli astri, i giovani metafisici potevano discutere con un fisico eccellente i temi delle ultime scoperte scientifiche e delle loro applicazioni, tra elettricità, magnetismo e raggi X, senza escludere possibili incursioni nel campo dello spiritismo, all’epoca molto frequentato anche in ambito accademico.

 

Testimonianze

“La notte misteriosa”

all’astronomo Bongiovanni

Era il professore Martino e Grancane il suo dolce amico.

Inseparabili nella buona come

nell’avversa fortuna. Entro lo stesso telescopio

mirava l’uno la costellazione pomeridiana

già scorta dall’altro.

O dolcezza…

Due carciofi di ferro sulla tavola d’ocra.

La geometria delle ombre straziava il cuore

al mattino immalinconichito.

Ma venne la sera e si fusero i volumi e le forme.

Uomini ed animali passavan come ombre silenti

nella luce crepuscolare.

Luce di sogno lungo. Giungon sordi i rumori strani

solo le ruote della mente roteano vertiginose.

…………………

E tardava il mattino. Nella stalla li vidi e mi vidi anch’io.

Il lezzo delle mucche mi mozzava il respiro.

Ignudi giacevano Martino e Grancane nei ballatoi ancora umidi dell’umore dei parti. Ignudi giacevano

ed il loro dorso era coperto di peli bruni e lunghi lucenti come seta. Ogni uno carponi nel suo

ballatoio cantava come canta l’usignolo innamorato nella notte di luna. Curvi su di loro uomini taciturni

dalle braccia erculee li tondevan lentamente.

Appariva la pelle candida sotto i lampi lividi delle tosatrici d’acciaio.

La notte è lunga…

Che odo mai!… Sono urla?… Forse la folla in delirio scaglia l’immane trave contro l’uscio malfermo

che schiantasi come barbacane sotto i colpi del gatto e dell’ariete?

No, non è nulla. Tutto dorme; anche le coccoveggie e i vespertilli che pur nel sogno sognan di dormire.

Gennaio 1916

Giorgio de Chirico, La notte misteriosa, Noi: raccolta internazionale d'arte d'avanguardia”, Roma, gennaio 1919, p. 17

“La tua [di Savinio] ombra vera, precisa, si delineava nelle vie asciutte della “bella Salonicco”, tu forse pensavi alle mie strade, alle stradone della città del Worbas, al castello con le quattro torri e le palline di Bongiovanni astronomo”.

Filippo de Pisis, I predestinati, 1918, in Sandro Zanotto, Filippo de Pisis ogni giorno, Neri Pozza, Vicenza 1996, p.101.


 

 

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Ente Responsabile

  • Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara
  • Fondazione Ferrara Arte

Autore

  • Enrica Domenicali