MEIS versione Beth[a] all'inizio di un percorso lungo 22 secoli - page 34-35

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1934: pubblicazione a Roma del
Sillabario ebraico.
1934, 11 marzo: fermati, al valico di Ponte Tresa, Sion Segre Amar e Mario
Levi. L’accusa: trasportare dalla Svizzera in Italia materiale clandestino del-
l’organizzazione antifascista “Giustizia e Libertà”, fondata da Carlo Rosselli.
Nei giorni successivi, vennero incarcerati una sessantina di altri militanti del
movimento, tra i quali Leone Ginzburg, Giuseppe Levi, Gino Levi, Carlo
Levi. Gli arresti avvennero tutti per la delazione di un ebreo torinese, Dino
Segre più noto con lo pseudonimo di Pitigrilli.
1935, 15 maggio: su delazione di Pitigrilli, arrestato a Torino Vittorio Foa.
Condannato nel 1936 a 15 anni di galera, uscirà di prigione nell’agosto 1943.
1936, Spagna: costituzione della Colonna Italiana, formazione pluripartitica
guidata da Carlo Rosselli; il gruppo si affiancò all’esercito antifranchista.
1937, 9 giugno: a Bagnoles de l’Orne, Carlo e Nello Rosselli vengono bloc-
cati sulla strada e trucidati da un gruppo di Cagoulards, paramilitari di estre-
ma destra al soldo del governo fascista italiano.
1938, luglio: pubblicazione del cosiddetto “Manifesto della Razza”. Il Punto
1 affermava: «le razze umane esistono». Si concludeva con «gli ebrei non
appartengono alla razza italiana».
1938, agosto: censimento degli ebrei residenti sul territorio nazionale: risulta-
vano risiedere tra ebrei italiani e stranieri un totale di 58.412 persone.
1938, dal 5 settembre: primi provvedimenti legislativi antiebraici. La prima
legge prevedeva l’espulsione di tutti gli alunni e gli insegnati ebrei da ogni
scuola di ordine e grado e dalle università e la decadenza di tutti i membri
ebrei dalle accademie e dagli istituti di cultura. Il 17 novembre fu emanato il
provvedimento più organico che stabiliva chi era ebreo e vietava agli ebrei di
possedere aziende con più di 100 dipendenti, fabbricati o terreni superiori a
determinate dimensioni, di avere personale domestico non ebreo e proibiva
persino i matrimoni fra ebrei e non ebrei.
1939, giugno: colpiti da una nuova legge gli ebrei che lavoravano autonoma-
mente: non potevano più essere notai o giornalisti e per i medici, gli avvocati,
gli ingegneri ecc. era prevista la cancellazione dagli albi e la possibilità di eser-
citare solo in favore di ebrei. Negli anni successivi i provvedimenti di divieto
furono moltissimi: alcuni solo curiosi – gli ebrei non potevano possedere pic-
cioni viaggiatori – altri sostanziali per la vita religiosa: era vietata, infatti, anche
la macellazione rituale (
kasher
) della carne.
1943: dopo cinque anni di vessazioni e tre di guerra in cui i diritti degli ebrei
erano stati eliminati, con l’8 settembre la situazione divenne drammatica e da
quel momento e per l’anno e mezzo che seguì, gli ebrei italiani furono braccati
come bestie. I nazisti perpetrarono i primi eccidi nel mese di settembre in varie
località sulla sponda piemontese del LagoMaggiore: i morti furono 54. Sempre
in settembre, i nazisti sudtirolesi e la polizia locale altoatesina arrestò 35 ebrei
di Merano e Bolzano, destinazione finale, Auschwitz. Il 18 settembre avvenne
il rastrellamento di un gruppo di ebrei francesi che avevano attraversato le Alpi
a piedi per cercar rifugio nel cuneese: 300 di loro vennero prima internati nel
campo di Borgo San Dalmazzo, da lì inviati al campo di Darcy e successiva-
mente allo sterminio.
Il 16 ottobre fu la volta, sempre per mano nazista, di Roma: vennero arrestate
1259 persone, in maggioranza donne e bambini, e, dopo il rilascio di 236 fer-
mati perché non ebrei o figli di matrimonio misto, il 18 ottobre 1023 ebrei ven-
nero caricati su un treno merci. All’arrivo ad Auschwitz, più di 800 di loro furo-
no avviati immediatamente al gas. Alla Liberazione erano sopravvissuti in 17.
1943, 30 novembre: il Ministro dell’Interno, Guido Buffarini Guidi, inviò alle
Prefetture del territorio della RSI l’ordinanza di polizia n. 5, in cui si dispo-
neva l’arresto di tutti gli ebrei residenti in Italia, che «debbono essere inviati
in appositi campi di concentramento».
Tra l’autunno del 1943 e i primi mesi del 1945 le vittime, identificate, della
Shoah in Italia furono: arrestati e deportati 6806; arrestati e morti in Italia 332
per un totale di 7128; a queste vanno aggiunte circa altre mille persone non
identificate. I sopravvissuti alla deportazione furono 837. Ad esclusione delle
prime razzie, tutte perpetrate dalle SS tedesche, l’80% degli altri arresti fu com-
piuto da italiani. Le denunce furono fatte tutte da italiani.
Nello stesso periodo subirono la peggiore delle cacce all’uomo circa altri
22.000 ebrei. Di questi parteciparono alla Resistenza quasi in 1500. Sette le
medaglie d’oro, tutte alla memoria. L’ultimo partigiano ucciso dai fascisti
torinesi fu Giorgio Latis (Albertino), fucilato sulla strada verso Chieri, il 26
aprile 1945: è stato insignito della medaglia d’argento alla memoria.
Alla fine della seconda guerra mondiale, la popolazione ebraica in Italia era
dimezzata.
Si veda Liliana Picciotto,
Il libro della memoria: gli ebrei deportati dall’Italia, 1943-1945
,
Milano 2011 e
Dalle leggi antiebraiche alla Shoah: sette anni di storia italiana 1938-1945
,
catalogo della mostra, Milano 2004.
Grande Storia: traditi!
Davide Panzieri,
Sillabario ebraico: regole ed esercizi per imparare ed
insegnare ai propri figli la lettura della lingua ebraica
, Roma, 1934.
Roma, Centro Bibliografico Tullia zevi dell’unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, Inv. 2297, frontespizio e p. 1.
Si deve notare che solo quattro anni prima delle leggi razziali volute da Mussolini e promulgate da
Vittorio Emanuele III, il colophon e il frontespizio riportano “anno XIII era fascista”.
Nel racconto della
Hagadà
lasciamo gli ebrei ancora una banda di
schiavi stremati e stupefatti subito al di là del Mar Rosso. Muoviamo
rapidamente in avanti il racconto biblico. Quaranta giorni dopo, gli
ebrei sono ai piedi del Monte Sinai, pronti (e terrorizzati) all’incontro
con il loro Signore. E di nuovo con la parola, con Dieci Parole per l’esat-
tezza (i dieci comandamenti in ebraico si chiamano così), come all’ini-
zio, il Santo Benedetto crea. Da questa accozzaglia di gente tiranneg-
giata, Iddio plasma un popolo di uomini liberi e lo fa stipulando con
loro un patto, lo fa dando loro gli strumenti per essere padroni della
propria esistenza.
Tutti sanno che il Sabato ebraico (codificato nel quarto comanda-
mento) è una giornata molto particolare e, a una prima occhiata, pare
essere una giornata fatta di grandi limitazioni e impedimenti. Sono vie-
tati 39 tipi di lavoro che, per estensione, nel mondo moderno, sem-
brano ostacolare in modo quasi totale la vita quotidiana. In realtà è pro-
prio lo Shabbath che rende gli ebrei d’allora uomini pienamente liberi.
Lo schiavo è per definizione colui che dipende dal volere del proprio
padrone 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. L’uomo libero può invece
scegliere come impiegare il proprio tempo e soprattutto può (e deve)
riposare. E nell’oggi, quando nelle grandi nazioni avanzate non si tratta
più di essere schiavi nel senso stretto del termine, il Sabato ci libera,
tutti, dalle piccole o grandi schiavitù della modernità.
È vero che, soprattutto d’inverno quando le giornate sono corte e lo
Shabbath comincia presto il venerdì pomeriggio, osservare il Sabato
pare una corsa “contro” il tempo. In realtà quell’ultima occhiata alla e-
mail, l’ultima telefonata, la volata a casa per accendere le candele che
segnano la spartizione tra l’ordinario e il sacro è una corsa “verso” il
tempo, il tempo sospeso in cui non ci si occupa di lavoro, di affari, per-
sino di far da mangiare (non che non si mangi, anzi, ma il cibo viene
preparato in anticipo). Il tempo, che il Signore ci ha donato, del riposo
delle donne e degli uomini liberi.
Tempo liberato: dalla schiavitù allo Shabbath
Hagadà di Pesach illustrata da Emanuele Luzzati
. Testo ebraico con
traduzione italiana e note del Rabbino Fernando D. Belgrado,
Firenze 1984, p. 14
Ferrara, Fondazione Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della
Shoah
EmanueleLuzzati(1921-2007),scenografo, illustratoreeartistadi fama internazionale inognicampo
dell’arte applicata, è stato interprete di una cultura figurativa capace di modellare ogni materiale e di
raccontare, con fantasia ed immediatezza, mondi tra loro eterogenei.
1...,14-15,16-17,18-19,20-21,22-23,24-25,26-27,28-29,30-31,32-33 36-37,38-39,40-41,42-43,44-45,46-47,48-49,50-51,52-53,54-55,...62
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