Scheda: Luogo - Tipo: Edifici

Casa di Ludovico Ariosto

La casa dove l'Ariosto si dedicò all'ultima stesura del Poema

Acquistata dal Poeta nel 1526, l’abitazione, dotata di terreno e orto, ha ospitato Ariosto negli ultimi anni della vita, fino al 1533, anno della sua morte. Nel 1815 è stata acquistata dal Comune che l'ha destinata a sede culturale.


VIA LUDOVICO ARIOSTO 67

Inaugurazione: 1815
Il Comune di Ferrara l'adibisce a museo

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  • villa | via | porta | pittore | orto | notaio | mura | lapide | giardino | famiglia | duca | cortile | chiesa | casa | architetto | abitazione

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Proprietà di Ludovico Ariosto

Dopo tre anni trascorsi in Garfagnana con l’incarico di Governatore affidatogli dal duca Alfonso d’Este, Ariosto nutre il desiderio di ritirarsi a una vita tranquilla per dedicarsi alla sua salute cagionevole e prendersi cura della famiglia. Voleva godere di un più tranquillo luogo domestico dove abbandonarsi alla quotidianità con la sua amata Alessandra Benucci dopo aver sofferto il lungo distacco degli anni in Garfagnana.
Ludovico Ariosto acquista, con rogito del 30 giugno del 1526 del notaio Ercole Pistoia, la dimora in Contrada del Mirasole vendutagli da Bartolomeo Cavalieri. Il caseggiato si ergeva in un’area immersa nel verde al tempo nota come “Aeranuova” racchiusa all’interno della cinta muraria del 1492.


E credo che sia quanto minor fallo
Che di farmi pagar, s’io raccomando
Al principe la causa d’un vassallo;
o mover liti in benefici, quando
ragion non v’abbia, facciami i pievani
ad offerir pension venir pregando.
Anco fa che al ciel levo ambo le mani,
che abito in casa mia comodamente,
voglia tra cittadini e tra villani;
e che nei ben paterni il rimanente
del viver mio, senza imparar nova arte,
posso e senza rossor, far, di mia gente.
Ma perché cinque soldi da pagarte,
tu che noti, non ho, rimetter voglio
la mia favola al loco onde si parte.
Aver cagion di non venir mi doglio:
detto ho la prima, e s’io vuo’ l’altre dire,
né questo basterà né un altro foglio.
Pur ne dirò anco un’altra:che patire
Non debbo che, levato ogni sostegno,
casa nostra in ruina abbia a venire
(Sat.I, 184-189)


L’Ariosto si occupò personalmente di apportare alcune modifiche all’abitazione per renderla più vicina alla sua idea di ritiro familiare e si affidò, per i lavori, ai disegni di Girolamo da Carpi (1528). Acquistò del terreno adiacente all’abitazione, esteso fino alla chiesa di San Benedetto, da adibire ad orto e giardino di cui si prese cura fino alla fine dei suoi giorni. In questa dimora Ariosto, assistito dalle amorevoli cure del figlio Virginio e confortato dall’affetto della Benucci, si dedicò alla terza e ultima versione ampliata dell’Orlando furioso (1532) e qui si spense il 6 luglio del 1533.

Testimonianze

«Oggi per noi è una giornata davvero importante, direi anzi storica, perché ricca di significato.

Inauguriamo la sede ferrarese (perché la nostra sede di Codigoro sussiste, ed è ben viva e attiva, questo va fortemente sottolineato), inauguriamo dunque la sede ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani, istituzione fortemente auspicata proprio da nostro padre fin dagli anni 1980 e che mio fratello Enrico ed io, per corrispondere appunto alle sue volontà, abbiamo creato nel 2002 (16 anni fa) e via via e sempre meglio abbiamo costruito insieme con alcuni membri della nostra famiglia, con alcuni stretti amici nostri e di nostro padre e, più in generale, grazie all’aiuto di tanti illustri rappresentanti del mondo della cultura, ma anche grazie al generoso sostegno del Ministero dei Beni Culturali (MIBACT), della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, della Regione Emilia -Romagna.

In questi spazi di Casa Ariosto abbiamo potuto finalmente riunire gran parte del materiale – patrimonio della Fondazione Giorgio Bassani - finora sparso qua e là (tra Meis, Università di Ferrara, Roma - a casa di nostra mamma e a casa di Mirella Haggiag: e qui non posso non sottolineare, piena di gratitudine, con quanto amore e cura tale materiale è stato custodito in questi vari luoghi…).

[…] Un luogo ampio, calmo e ben attrezzato questo di Casa Ariosto, dove sarà possibile accogliere adeguatamente studiosi e appassionati di Giorgio Bassani e organizzare molteplici attività (conferenze, convegni, mostre, spettacoli, proiezioni, ecc.)

Casa Ariosto: la casa dove ha vissuto il sommo poeta dell’“Olando furioso”, la casa da lui evocata in questi termini – è un’epigrafe- sulla facciata: “parva sed apta mihi”, “piccola ma adatta a me”, una casa dunque né troppo grande né troppo piccola, una casa comoda, borghese, mezza di città e mezza di campagna, situata a dovuta distanza dalla corte, dal mondo dei signori, una casa insomma dove l’Ariosto poteva sentirsi veramente libero, veramente se stesso.

Anche nostro padre ha sempre cercato case adatte a se stesso, nelle quali poter lavorare e sentirsi libero, e la presente casa, abitata cinque secoli fa da Ludovico Ariosto, non potrebbe essere più degna e significativa per accogliere oggi Giorgio Bassani (in mancanza naturalmente e purtroppo della sua casa natale, oggi perduta).

Giorgio Bassani amava in modo assoluto l’Ariosto, sicuramente uno dei suoi grandi modelli letterari: è soprattutto dall’Ariosto che ha imparato a trattare con una certa ironia, contemplandola da lontano, la materia dei suoi racconti (l’Ariosto contempla la propria materia-il mondo cortese-dalla luna, Bassani contempla la propria materia, cioè Ferrara, da Roma).

Ma c’è di più: Ludovico Ariosto in persona, con la sua casa, è diventato il protagonista di un racconto di Bassani: un racconto fulmineo e potente, scritto nel 1950, dal titolo “Ludovico Ariosto e Alessandra Bonucci”, che in qualche modo annuncia “La passeggiata prima di cena”, lungo racconto, quest’ultimo, facente parte delle “Cinque storie ferraresi” (1956) e dove la figura del protagonista, Elia Corcos, con la sua casa anch’essa mezza di città e mezza di campagna, riprende e si confonde con quella dell’Ariosto, tratteggiata nel racconto del 1950, appena citato […].»

 

(dal discorso di Paola Bassani, tenuto in occasione dell’inaugurazione della Casa di Ludovico Ariosto quale sede ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani, Ferrara 13 aprile 2018)

 

L'architettura

La palazzina si presenta come una costruzione semplice del primo Cinquecento. Presenta un’equilibrata distribuzione degli elementi architettonici e senza alcun ornato, testimonia una predilezione verso quello stile, caratterizzato da una proporzionata distribuzione degli spazi esterni ed interni, e da una pulizia degli elementi ornamentali,affermatosi alla morte di Biagio Rossetti (1516), voluto da Alfonso I d’Este e di cui il pittore e architetto Girolamo Carpi (1501-1556) fu tra i maggiori interpreti a Ferrara.
“Il sobrio palazzetto a due piani, dalla facciata in origine quasi certamente dipinta e dai ben regolati e semplici rapporti planimetrici tra i diversi ambienti interni ed esterni (casa, cortile, annessi rustici, brolo), si discosta infatti, con sottile sprezzatura dalle analoghe esperienze tardo quattrocentesche e rossettiane per ricreare nuove articolazioni spaziali e connotazioni espressive” (Ceccarelli, in Bentini, Una corte nel Rinascimento 2004, p. 139). Il portale d’ingresso è fiancheggiato da due sedute in marmo, una premura del Poeta per alleviare il disagio dell’attesa in chi giungeva a fargli visita.

"Parva domus"

Sulla facciata è apposta la celebre iscrizione che era già presente sull’edificio prima che l’Ariosto l’acquistasse e che egli decise di mantenere perché confacente alla natura del luogo: “Parva sed apta mihi, sed nulli obnoxia sed non sordida, parta meo sed tamen aere domus” (“piccola ma adatta a me, soggetta a nessuno e costruita col mio denaro”). La modestia della casetta ben si adattava al carattere del Poeta che non sollecitò mai i favori della Corte presso cui lavorava “tanto che, edificando in Mirasole, s’ebbe dal Duca - che donava talvolta palazzi con tanta disinvoltura! - appena un po’ di pietre” (Pazzi 1929, p. 308), riferendosi alla poca prodigalità di Alfonso I nei suoi confronti.
Una seconda lapide in cotto, questa apposta dal figlio Virginio, presenta un’iscrizione benaugurale: “Sic domus haec Areosta propizio, deos habeat ut pindarica” (“Questa casa degli Ariosti abbia glidei propizi come già quella di Pindaro”). Le due iscrizioni riassumono alcuni degli elementi fondamentali nell’esistenza di Ludovico Ariosto: il profondo desiderio di quiete, l’affetto per i propri cari, il bisogno di luoghi sicuri e di equilibrio. A questi si accompagna la fede nella libertà dell’immaginazione, creatrice e poetica.

Sede della Fondazione Bassani

Venerdì 13 aprile 2018 la Casa di Ludovico Ariosto è stata inaugurata quale sede della Fondazione Giorgio Bassani.

La Fondazione nasce con decreto prefettizio dell’8 aprile 2002 al fine di onorare e mantenere viva in Italia e nel mondo la memoria del celebre scrittore, scomparso a Roma il 13 aprile 2000, attraverso la promozione di studi ed eventi culturali dedicati alla sua persona e alla sua opera, non esclusivamente letteraria, rispettando con questo l’esplicita richiesta testamentaria dello stesso Bassani.

Dal 4 aprile 2002 la Fondazione trova sede in uno degli ambienti della Biblioteca Comunale di Codigoro, città-scenario del romanzo L’airone. La morte di Valeria Sinigallia Bassani, vedova dello scrittore, sopraggiunta il 1° dicembre 2013, ha determinato l’esigenza di una sede più ampia al fine di ospitare i numerosi volumi della biblioteca bassaniana già presenti nel catalogo della Fondazione e tuttavia ancora nella dimora di famiglia, in via Cisterna del Follo n.1. Da tale necessità discende la convenzione tra il Comune di Ferrara e la Fondazione Giorgio Bassani, firmata il 28 ottobre 2016, per la quale sono state destinate a quest’ultima le tre sale situate al piano terra della Casa di Ludovico Ariosto: la Casa ne diviene così sua sede operativa, mentre quella codigorese viene mantenuta come sede legale.

Le stanze al pianterreno di via Ariosto 67 ospitano ora la ricostruzione dello studio romano di Giorgio Bassani, con la macchina da scrivere e oggetti personali e di lavoro, il ritratto dello scrittore realizzato da Franco Gentilini nel 1947 e recentemente restaurato, un Paesaggio di Spina a firma Mimì Quilici Buzzacchi donato dagli eredi Quilici alla Fondazione Giorgio Bassani il 17 novembre 2018, la biblioteca dello scrittore, comprendente oltre 4.000 volumi — da quelli della formazione, appartenuti anche al nonno materno Cesare Minerbi, a quelli della maturità —, gli archivi letterari, che includono oltre 10.000 pagine tra manoscritte e dattiloscritte, premi e onoreficenze, e quelli relativi all’attività di presidente di Italia Nostra, nonché lettere, fotografie e un album di famiglia, messi a disposizione degli studiosi su richiesta da parte degli eredi Paola ed Enrico Bassani.

 

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Ente Responsabile

  • Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Ferrara

Autore

  • Stefania De Vincentis
  • Barbara Pizzo